martedì 31 dicembre 2024
Dalla finestra di Francesca Pachetti
Dalla finestra alla mia destra aspetto di vedere il primo bagliore del nuovo giorno; tengo stretta ancora un po' la borsa dell'acqua calda, a quest'ora certamente non è più calda; resta però tiepida: il calore che ha ceduto al mio corpo le viene restituito.
Vicini, difficilmente qualcuno resta al freddo.
Tra poco scendo in cucina, bevo uno o due bicchieri d'acqua, esco, quasi sicuramente scrivo una parola che ancora non so sul vetro appannato della macchina, poi entro in campo a vedere e a toccare il ghiaccio posato sul prato e quello che si è formato nei secchi pieni di acqua.
Le mani diventano subito fredde fredde ma le spalle si allargano e la schiena si fa più dritta: il corpo si risveglia e nei muscoli sento la cavalcata di qualche cavallo.
Guardo il sole, chiudo gli occhi e respiro senza nessuna interruzione tra ispirazione ed espirazione: nella pancia si formano piccole onde di mare quieto.
Raccolgo legna che ho lasciato in fondo al campo e la avvicino alla capanna, credo che accenderò anche un piccolo fuoco. Allungherò le mani per lasciarmele riscaldare.
Cammino, guardo gli alberi da frutto spogli, rastrello le foglie e inizio ad aggiustare una parte di recinzione.
Resto immobile per vedere apparire i pettirossi e chiudo fuori l'urlo del mondo che dice che non sto facendo niente.
Non vede che sto respirando e ascoltando, non si accorge che sto rimanendo viva.
Ci auguro, se proprio si deve, di restare vive.
All'ora del pranzo mangio, sistemo la cucina e vado a dormire almeno un'ora. Quando mi sveglio io non lo so ancora cosa farò e non mi interessa; mi interessa solo continuare a respirare con il mio respiro, a muovermi con il mio tempo, mi interessa non andare in mille pezzi e restare equilibrista su un filo di seta.
Mi interessa rimanere unita e dalla mia parte.
Vi auguro, se proprio si deve, di restare dalla vostra parte, qualunque essa sia.
Solo voi sapete davvero di voi.
Francesca Pachetti
La Raccontadina
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