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lunedì 23 settembre 2024

La frittura dolce della nonna

 

A volte basta che ti dicano: “Ho appena fatto i semolini, li vuoi assaggiare?”, che nella mente si delinea un senso di famiglia. Te ne sporgono un pezzo e tu lo afferri con le dita, così alla buona, e lo porti alla bocca. Un gesto che ha dei rimandi a un già visto. Addenti, ascolti i granelli di zucchero sciogliersi fra la lingua e il palato, poi arrivi al cuore, morbido, che sa di latte, con gli aromi. Pensi al limone e alla nonna Maria. È la sua fritüra duscia.

In cucina arriva con il fritto misto alla piemontese nella portata dolce. Nella tradizione contadina si cucinava per non sprecare nulla, con ingredienti poveri, disponibili, eppure accostati in modo sapiente e goloso.

Credo di non aver mai visto la nonna cuocere il semolino sul fuoco. Soltanto una volta penso di averlo notato a riposo, nel piatto, per compattarsi, coperto da un tovagliolo. Nonna lo tagliava poi a rombi, lo passava nel pangrattato e lo metteva in padella, a friggere nel burro. Era il dolcetto che preparava per me e per mio fratello, che ne è sempre stato goloso. Era una leccornia. Ed era come se nonna volesse farci ogni volta una sorpresa.

È il sapore che ritrovo nei semolini di Barbara*, che li prepara tutti i venerdì nella sua gastronomia.

In famiglia invece veniva portato in tavola di domenica e accompagnava la seconda portata a basa di pollo o di coniglio, allevati da nonno, con gli spinaci dell’orto cotti in umido.

Lo vedo ancora quel piatto, sempre composto allo stesso modo, sulla tovaglia dai ricami verdini, con i fiori gialli.

Nulla come il sapore e il profumo riportano a casa.

Anna Arietti

*Barbara e Alessandro sono i titolari della gastronomia "Il Golosone" di Lessona.

Fotografia di copertina di Alessandro Valota


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