“Giacinto Quazza, diario dal fronte russo” è la trascrizione integrale del quadernetto di nonno, arricchita di note e memorie sue e di tutta la famiglia. È un progetto che sonnecchiava nel cassetto dei sogni. Circa un anno fa, ho iniziato a lavorarci, con la collaborazione dei miei cari. Spero sia un ricordo per i pronipoti e, magari, chissà, un riferimento per gli appassionati di storia.
“Quando ero bambina, alla domenica si andava a pranzo dai nonni Maria e Giacinto – scrivo nella premessa, che ricrea l’ambiente in cui nonno ci raccontava i suoi ricordi di guerra -. Oltre a me, a mio fratello Carlo, a mia mamma Ornella e a papà Diego, a tavola sedevano lo zio Franco (Gianfranco) e il cugino Ermanno. Sempre disposti allo stesso identico modo. Da un lato, capotavola, c’era il nonno, un rimando di rispetto atavico per l’uomo, più simbolico che reale – a comandare in casa era la nonna -. A seguire, alla sua sinistra, sedevano mamma, mio fratello Carlo, più piccolo di me di quattro anni, che giustamente andava seguito maggiormente, e io. Accanto a me, capotavola al lato opposto, c’era mio papà, l’altro capofamiglia. Alla sua sinistra sedevano Ermanno, nonna Maria e Franco. Anche il menu era sempre il medesimo: l’antipasto a base di vitello tonnato, il primo, risottino con spolverata di parmigiano, e il secondo, coniglio o gallina arrosto, allevati da nonno, con frittura dolce (semolino) e spinaci passati in padella, sempre dell’orto. Frutta. Alla fine arrivava in tavola il vassoio di paste del Pezzaro, con le bignole. Per ultimo il caffè con la cremina (non per noi bambini), che preparava nonno, mescolando a lungo con un cucchiaio di legno, un goccio di caffè con un po’ di zucchero. Nei mesi invernali cucinavano la polenta nel paiolo. In estate arrivava la torta gelato dell’Italia - amica di nonna, che aveva il bar -. Alla sera, spesso si tornava a cena e c’erano la minestrina e l’insalata con le uova sode, a volte il bollito (carne di manzo). Dopo pranzo o dopo cena, anche in entrambi i momenti, nonno si sedeva sul divano o su una sedia, accanto alla televisione spenta, che si usava coprire con un telo, e iniziava a raccontare della guerra, certamente omettendo le parti più violente per le nostre orecchie di bimbi e forse anche per le sue, stanche, di nonno. Di quei ricordi non ci rimane molto, se soltanto avessimo preso appunti! Tanto di ciò che raccontava lo troviamo nel diario, a cui oggi ci affidiamo, perché se la memoria è corta, tutto ciò che viene scritto rimane, sperando che la storia insegni”.
Alla realizzazione della raccolta di memorie ha collaborato tutta la famiglia. Mio fratello Carlo, che conserva i cimeli che si vedono nelle fotografie, le lettere e i documenti. Mia mamma Ornella, che con pazienza – che di solito non ha -, ha messo insieme ulteriori ricordi di suo papà Giacinto. Mio papà Diego, che invece di pazienza ne ha molta - ha trascritto i pensieri di mamma e ha riletto la bozza dell’intero testo. Mio figlio Davide ha contribuito nel ricopiare il diario per portarlo in forma digitale. Claudio, mio marito, ha letto ancora la bozza. Infine c’è il mio contributo, la scribacchina di casa. Insomma, abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Non sono state fatte ricerche o verifiche storiche. Ci siamo limitati a trascrivere il diario di nonno e ad arricchirlo di ricordi. Ringrazio Luana Gobbo per aver curato l’impaginazione, Serena Muscas per aver disegnato la copertina, Anna Raviglione per i preziosi suggerimenti e Sabina Pastorello per l’attenzione che da sempre dedica ai miei scritti.
Ringrazio "La Provincia di Biella.it", pagine de "La Gerla dal Bièlèis".
Anna Arietti
Anna Arietti
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- Mondadori Point - via Mazzini 77 a Cossato (Bi)
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