Sono seduta in platea, in quarta fila, in zona centrale rispetto al palco. La scelta dei posti è dettata dall’amica che mi porta al concerto.
Entrano in sala venti/venticinque musicisti: violini, contrabbassi e violoncelli. Entra il maestro sorridente, brioso. Il primo brano proposto è di grande delicatezza, così, semplicemente, sento di descriverlo.
Seguo le movenze dei corpi sulle seggiole degli strumentisti a cui nessuno si appoggia, se non per una seduta al limite della comodità. Osservo i capelli del maestro, di cui ovviamente vedo la nuca, balzellanti al ritmo da lui condotto. Mi colpisce la figura che mi dicono essere il “primo violino”, che svolge un ruolo preminente rispetto agli altri. La immagino essere una donna esigente, perfezionista, dalla rigidità con cui conduce il corpo sulle note. Quando entra il pianista, disinvolto al microfono, mi diverto a seguirne le mani che si muovono su una tastiera immaginaria, nei passaggi in cui il suo intervento non è previsto. Anche la trombettista, una donna in un bell’abito lungo, dalla sguardo serio, è visivamente coinvolta nelle sue parti, brevi. È un’orchestra giovane e di livello, come mi si fa notare.
Sono curiosa, anche se non sento la musica. Penso sia una sensibilità che arriva come un dono. La parola, al confronto, mi appare come un modo di comunicare rozzo, primitivo. Almeno, il mio.
La serata di cui racconto rientra nell’ambito della stagione concertistica del 25° “Viotti festival” del Teatro civico di Vercelli. L’orchestra è la “Camerata Ducale”. Direttore è il maestro Guido Rimonda e al pianoforte si esibisce Maurizio Baglini. Il programma comprende la Sinfonia per archi numero 10 in si minore, MWV 10, di Felix Mendelssohn, il Concerto numero 12 in la maggiore, K 414, di Wolfgang Amadeus Mozart, Elegia di Pyotr Ilyich Tchaikovsky e il Concerto per pianoforte numero 1 in do minore, opera 35, di Dmitri Shostakovich.
Sul libretto di presentazione leggo: “È un concerto che rappresenta un vero viaggio di formazione, capace di entusiasmare l'appassionato e di conquistare definitivamente il neofita della musica classica”.
Anna Arietti
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