"In ognuno di noi c'è un cane spaventato dalla discontinuità dell'esperienza.
Una buona pratica, preliminare a qualunque altra, è la pratica della meraviglia. Esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. Guardarsi attorno e lasciar andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con sguardo che ignora il risaputo e vede ora.
La pratica della meraviglia è una pratica che cura anche il cuore più ferito della terra.
Si può andare a trovare un piccolissimo pezzo di prato, un pizzico di prato c'è sempre, anche in città. E guardare. a lungo. Si apre un universo minimo. [...] Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura".
(da "Questo immenso non sapere" di Chandra Candiani, pagine 8 e 9, Giulio Einaudi Editore)
Nelle immagini: campagna tra Cossato e Mottalciata (BI) in una domenica di Gennaio.
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