A colazione con Cristina e Roberta

 

Le rivedo dopo tanti anni e non sono per nulla cambiate, Cristina e Roberta, le mie compagne di classe dalle prima elementare fino al terzo anno superiore, poi abbiamo preso percorsi diversi. Dagli anni Settanta, in cui abbiamo iniziato la scuola, è trascorsa una vita.

Le vedo sgambettare spensierate nel grande atrio della scuola alla frazione Masseria, indossando le pantofole, come era consuetudine. Rievocando oggi, le ricordiamo con l'elastichino che passava intorno alle caviglie, a volte aggiunto dalle nostre mamme, per non perderle, e che avessero la suola scivolosa, che tanto faceva divertire.

Nella loro memoria riaffiora anche l’immagine del giorno in cui si è svolta la raccolta delle foglie di diversi colori, per studiare gli insiemi e i sottoinsiemi, e la visita in vigna, ai grappoli d'uva, poi disegnati in classe.

Dietro ai loro sguardi di donne impegnate, che lavorano, gestiscono casa, famiglia e cani, le ritrovo, come se non fosse trascorso neppure un giorno.

Mi piace il conversare spontaneo e divertito, il confrontarsi con quel po' di saggezza accumulata nel tempo. Il piacere di condividere i problemucci di salute che ci accomunano, ci ricorda che non siamo più bimbe e ci proietta nel teatrino non sempre comico in cui speravamo, noi, di non incappare, ossia in quei discorsi che un tempo erano prerogativa dei nostri genitori. Della pizza mangiata la sera prima e non del tutto digerita. Della poca voglia di stirare, di pulire la casa. E della voglia di evadere da tutto.

Ci lasciamo con la promessa di ritrovarci in primavera in giardino, in estate no, fa troppo caldo, a berci una bibita e a chiacchierare ancora con rinnovata leggerezza.

Anna Arietti

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