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domenica 25 dicembre 2022

L'avventura della gallina Bianchina

 

Silvana non c’è. Nell’aia si vocifera che sia dalla vicina. È l’occasione attesa per una fuga dal pollaio. A tentare la sorte questa volta è Bianchina, la gallina. La più temeraria. Con un voletto discreto supera la recinzione e atterra in cortile. Dopo aver buttato un occhio a destra e un occhio a sinistra, si scuote leggermente, come per ricomporsi. Purtroppo non c’è traccia di Luna, la cagnolina spiona, la cocca di Silvana. L’imprudenza del resto è compiuta. Con il cuore in gola, allunga il passo, sfiorando appena il terreno. Arriva al tavolo della malefatta, un balzello ed è andata a buon fine ancora una volta. La spocchietta pelosa non la può più raggiungere.

Il secchio con gli scarti della frutta e della verdura mondata è lì, colmo quasi fino all’orlo. Una ghiottoneria che fa scordare i rischi corsi. Un ultimo salto e il gioco è fatto! Con le zampette a quattro dita ferme sul bordo del contenitore, le prelibatezze sono a portata di becco. Silvana non lo sa e Bianchina è fiera di sé. Sono piccole soddisfazioni da gallina, difficili da comprendere per i polli che vivono in città, con dispensatori elettrici di becchime scelto.

Giusto qualche boccone, mal trangugiato, che passa vistosamente dal becco al gozzo, parte fondamentale per la digestione, che Bianchina attuerà con calma, dopo aver fatto ritorno dalle colleghe, ovaiole loro, troppo serie per lei. Ed è tempo di darsela a zampe; se Silvana la trovasse sul tavolo a nulla varrebbero le spiegazioni a occhietti bassi e guancette rosse.

Bianchina lo sa, non è la prima volta che tenta la sorte per ingordigia o per provare quell’emozione, quel brivido che scorre sulle piume, ben noto anche agli umani, che sviluppa adrenalina, che dà sapore alla vita.

Silvana, brandendo la scopa in saggina, con gli occhi rossi di rabbia, la inseguirebbe per il cortile e Bianchina tenterebbe la solita toccata e fuga in giardino, giusto per beffarla di più, per prendersi quella piccola, forse l’ultima, rivincita, su di lei e sulla smorfiosetta con la coda, che non mancherebbe di osteggiarla.

Ricacciata nel gallinaio, dopo aver compiuto un balzo brusco sulla recinzione, durante il quale emetterebbe un contrariato “cococo”, si ritroverebbe a fare i conti con le altre pennute, affaccendate a lisciarsi le pennette sul collo e a spiare il vicino, Kimbo, il cane solitario dal manto nero e lucido, il tenebroso affascinante.

Bianchina, passato il batticuore, rimarrebbe in disparte ad occhieggiarle di tanto in tanto, sapendo che sotto a quel piumaggio lucente, brucerebbe il fuoco dell’invidia.

Anna Arietti

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2 commenti:

  1. Bellissima descrizione rurale..avendo anch'io galline confermo il racconto... è proprio così vera vita di cascina... brava ANNA.

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