Solitamente sono donne, che sarà per un istinto, sono più attente alla cura del corpo e della mente. Le vedo sparpagliarsi volentieri per il negozio, penso puntino alla confezione a cui sono affezionate, all’etichetta esplorata online o suggerita dall’amica. Altre, scansando la mia presenza, abbracciano la maniglia della porta con lo sguardo smarrito alla ricerca di consigli rassicuranti.
L’approssimarsi delle festività natalizie invece sembra sovvertire l’ordine.
Fa buio presto e nel pomeriggio il bagliore che proviene dal negozio richiama ancora di più. Sbirciando sempre da fuori, fra saponette e creme, noto almeno sei uomini, alcuni riesco a definirli bene. Sono di età diverse. Il più giovane stringe una berretta fra le mani, altri, direi dagli anta anni in su, tengono le mani giunte sul retro, appoggiate alla schiena. Ne vedo due leggermente chini, protesi in avanti, intenti a mettere a fuoco il possibile contenuto di alcune scatolette che puntano credo da un po’. Le immagino piccole, perché è a questo punto che si mette in movimento la fantasia. Dovrebbero essere della giusta dimensione, che rappresenta nella mente “il pensiero natalizio”. Rifacendomi ad altro istinto, quello maschile, pare che non venga dato di alzare lo sguardo oltre, diciamo fino al ripiano superiore, su cui si trovano le confezioni più vistose, a cui le donne ambirebbero, che amerebbero ricevere in dono. Nessuno degli uomini pare a proprio agio. Sembrano comparse di un film muto. Immagino tocchi loro l’obolo, il regalo alla consorte, all’amica, alla compagna.
È l’atteggiarsi che mi fa sorridere, che li distingue dalla solita frequentazione, ci penso e ne scrivo.
È l’atteggiarsi che mi fa sorridere, che li distingue dalla solita frequentazione, ci penso e ne scrivo.
Anna Arietti
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