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lunedì 5 dicembre 2022

Il calendario


Procedo sui miei passi, su cubetti di porfido umidi di pioggia. A tratti i fanali delle auto li rendono vividi, ben distinti dal resto dell’oscurità, come se rivelassero un sentiero. Un gioco per la fantasia, quando sento parlottare, ridere. In un batter di ciglia mi si materializzano davanti tre ragazze in età adolescenziale con le mani giunte e gli occhi imploranti: “Per favore, ci prende un calendario?”, mi dice una di loro. Le guardo e con fare altrettanto rispettoso, rispondo di no, anche se comprendo l’intenzione bonaria. 

Riprendo il mio gioco coi cubetti e inizia di nuovo a piovere, ma in modo leggero, da arrivarmi appena una goccia di tanto in tanto. Nel fermento della città, è quanto più si avvicina al mio mondo.

Uscendo da un negozio, avverto di nuovo il chiacchierio. Alzo lo sguardo e sono loro. Una, ancora con le mani unite e lo sguardo da cucciolo bagnato, gli stessi già visti, si avvicina e rifà la domanda. Le ricordo di avermelo chiesto poco prima, ma lei sembra non riconoscermi. In contemporanea scorgo le due amiche nascoste, almeno a me pare quella l’intenzione, dietro a un parcometro, la colonnina che regola la sosta a pagamento, posizionato dall’altra parte della strada. Sento degli squittii, delle risatine soffocate. Forse loro hanno capito di aver puntato due volte la stessa preda.

Riporto gli occhi sulla ragazza ferma di fronte a me. Le luci di una vetrina mi fanno notare i suoi capelli biondi lunghi, gli occhi azzurri e la berretta bianca sotto cui si barrica. È lì con le mani in attitudine di preghiera. La situazione è vagamente comica e mi viene da dirle: “Cià, fammi vedere ‘sto calendario”. Il suo viso s’illumina. Oltre a un bel sorriso, dai cui spunta una fila perfetta di denti, sporge una mano. Mi allunga la pubblicazione, spiegandomi le finalità della vendita, il cui ricavato andrà a sostenere le loro attività durante l’anno.

Le do i cinque euro richiesti e alzando il tono di voce, mi rivolgo alle amiche rintanate: “E voi due? Mi sa che c’è poco da ridere. È venuta la vostra amica a parlarmi”. Loro si portano le mani al viso, fino a coprirsi la bocca e gli occhi, perché nonostante l’appostamento strategico, io le vedo! Quando finalmente comprendono che la vendita è andata buon fine, saltellando come lepri in primavera, ci raggiungono. “Non l’avevamo riconosciuta – dicono quasi all’unisono –“. Quella più vispa delle due azzarda pure: “Non è che avrebbe un nipote a cui regalarne un altro di calendario?”. Il che per me è troppo e ridendo, l’ammonisco: “Ora non v’allargate!”.

Mi ringraziano di nuovo, sentitamente in coro, e zampettando si allontanano. Non ho resistito al vivermi la storia. Tre ragazzette per bene, in una domenica di tardo autunno, sotto la pioggia, a girare per la città in pantaloncini corti, i soldini se li sono guadagnati.

Anna Arietti



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