In quella fredda torbiera alpina, vederlo ondeggiare al vento, così bianco, candido e delicato, fu per me amore a prima vista.
Mi dissero che questo fiore si chiamava “pennacchio di Scheuchzer”, dedicato al naturalista J. Scheuchzer (1672-1733).
Resistetti alla tentazione di strapparlo dal suo ambiente per portarlo a casa; mi limitai quindi a fotografarlo e poi, accarezzandolo delicatamente, lo salutai dicendogli: «Arrivederci “fiocco di lana”».
Non a caso il suo nome generico, deriva dal greco “erion” (lana) e “phorein (portare), che si riferisce all’aspetto lanoso dell’infiorescenza.
Tiziano Pascutto
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