Passo accanto a tre donne e a due uomini, ognuno seduto su un balcone diverso, a prendere il fresco taciturni. Qualcuno sgancia un buonasera. Nel pomeriggio c'è stato un veloce passaggio temporalesco. Rimangono le pozzanghere a parlarne.
Sono a Campiglia Cervo, a 775 metri di altitudine.
La passeggiata serale mi porta poi a conoscere Eufrosina, la fruttivendola, che consegna la spesa con la cesta nelle borgate, con sua sorella Gilda e il fratello Linco. C'è l'Erminia Giacometti che vende i prodotti del suo orto. E c'è la Cà dl'Emma dal Ciòs. Emma, con l'aiuto della figlia Rina, va ogni giorno a prendere il latte in cascina e lo porta a casa per venderlo. Passo davanti alla cartoleria Tiburzio, in cui Santina, con il papà Pipin, che indossa una giacca grigia stretta e porta in testa un purillo, e la mamma Elettra, vendono il bosc dosc, il legno dolce di liquirizia e le caramelle.
Percorrendo una lieve discesa arrivo in piazza della chiesa. Accanto c'è la sede della mostra permanente delle storiche "Scuole tecniche professionali a indirizzo edile".
Le giornate si accorciano e tutto prende una tonalità omogenea, che non definisce più. Penso al rientro e mi spiace dover ammettere che le persone citate per nome appartengono alla vita del paese che è stata. Di loro leggo nelle locandine scolorite appese ai muri. Sono scorci ripresi da un testo di Guido Bava, "Im vis sempe".
** Per visitare la mostra è sempre meglio fare una telefonata preventiva in Comune.
** Per visitare la mostra è sempre meglio fare una telefonata preventiva in Comune.
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