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giovedì 14 luglio 2022

Passeggiata nel giardino imperiale



Pioveva, caspita se veniva! Rannicchiata sotto a un minuscolo ombrello, cercavo di evitare qualche gocciolone, invano. I piedi nei sandali non sono stati un problema nella calda estate di Tokyo, ma gli indumenti qualche pensiero l'avevano alimentato, dissolto poi come vapore.

Ci trovavamo nei giardini imperiali che circondano l'omonimo Palazzo, di cui in realtà non ho visto nulla. Il parco, che è sempre liberamente aperto al pubblico tutto l'anno, si estende su un’area di 210.000 metri quadrati. Dell'antico castello del periodo Edo (1603-1868), invece, non c'è più traccia, ma rimangono le mura, il fossato e gli imponenti cancelli di ingresso.

Quel giorno c'era un bel sole e nulla lasciava presagire che potesse cambiare, soprattutto perché nessuno aveva pensato di consultare le previsioni meteo.

Passeggiavamo, lasciandoci attrarre dalle caratteristiche del giardino che presentano sempre tre elementi: oltre alla presenza di alberi e cespugli curati, in cui è determinante la mano dell'uomo, troviamo l'acqua, che nel nostro caso è arrivata anche dal cielo. Non mancano mai i laghetti e i ci sono canali artificiali, le rocce, disposte in modo da apparire naturali, le statue e le creature fantastiche che sono il ritratto del periodo storico. Sono rappresentazioni che anelano, secondo me, al misterioso, al sacro.

Avevamo poi sentito qualche timida goccia, a cui non avevamo dato importanza. Ci trovavamo a metà dell'anello che avremmo voluto percorrere quando, qua e là, sono spuntati ombrellini. È stato a quel punto che ci siamo guardati intorno alla ricerca di un riparo, ma, ahimè, ormai eravamo fradici. A nulla era valso rannicchiarsi per ridurre lo spazio esposto.

Ce la siamo siamo presa tutta. Purtroppo non ha smesso di lì a breve, come annunciato da Kakuta San, che ci accompagnava, e che a quel punto si era affidato alla previsione del telefono.

Al primo cenno di tregua, abbiamo ripreso a camminare. Lungo il viale, a pochi passi, appena oltre la lieve curva, è apparso un capanno, con tanto di servizi igienici e premure varie per turisti, come il cesto con gli ombrelli.

Ci siamo guardati tutti negli occhi, senza dire nulla. Poi qualche rimbrotto è sfuggito, ma non troppo serio.

La visita ai giardini imperiali, oltre a essere stata un'esperienza divertente, è stata per me interessante per poter respirare la loro idea di giardino. Quel voler imitare la natura, che come scopro, è espressione anche di sentimenti e di fragilità umane. 

I giardini imperiali, nello specifico, sono stati realizzati per soddisfare soprattutto un gusto estetico. 

Il parco rimane bello da visitare in primavera quando i ciliegi sono in fiore, per contemplare l'hanami, la fioritura appunto, detta anche sakura. 

La pioggia è stata un imprevisto. Ringrazio Kakuta San per il suo impeccabile riguardo nei nostri confronti.

Anna Arietti

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