A confermare la distinzione provvede una ricerca, dalla quale si evince che con il termine cocomero ci si riferisce sin dalle origini al cetriolo, anche se spesso viene considerato sinonimo di anguria.
La premessa è per raccontare l'incontro con un uomo, che mi dirà essere originario del Marocco. Lo noto già da distante. Fermo davanti al cesto delle angurie, con una mano ne regge una, tenendola sottobraccio, mentre con l'altra, a palmo aperto, le dà dei colpi.
Avvicinandomi, mantengo lo sguardo fisso su di lui fino a destarne l'attenzione. "Sento se è matura. Guarda anche tu - mi dice, sorridendo, come per dirmi: non sono matto -". Intanto si avvicina a me e, ad ogni colpo inferto, mi arriva un suono gonfio, pieno, come se all'interno ci fosse del liquido: "Questa è matura! È buona". Ripone il frutto, ne prende un altro e ancora mi spiega: "Senti questa come suona duro?". In effetti percepisco una sensazione fredda, metallica, essendo acerba.
"Adesso lo sai anche tu. Fa bene sai, mangiare l'anguria. Da noi ce ne sono tante. Fa fare tanta pipì. No mangiare salato, come fate voi. No salame. No".
L'uomo, riprendendo il frutto scelto in precedenza, si allontana guardandomi e sorride, sorride soddisfatto.
Una donna che deve assistito alla scena ci guarda entrambi e sorride pure lei, annuisce. Lui, ormai distante, mi guarda ancora e dice: "Vedi? Lei sa".
Anna Arietti
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