giovedì 23 giugno 2022

San Vigilio



Un campanile in pietra, rustico e antico, svetta fra gli alberi. È il richiamo che attendevo e lo avvicino certa di perdermi in un momento da condividere.
Scosto un cancello in ferro e mi appare nella sua interezza la piccola chiesa di San Vigilio, testimonianza della cultura popolare alpina. Sul lato esposto a sud e assolato di mattino, conserva affreschi del XV e XVI secolo, tra cui "La Danza macabra" nella quale viene rappresentata la danza fra uomini e scheletri, opera di Simone Il Baschenis.

Il tema incuriosisce, ma al tempo stesso mi rendo conto di non essere sola. Mi sento sfiorata da ombre sfuggenti. Sono uccelli, riconosco il codirosso, dei passeri e dei merli. E capisco. Sono un'intrusa in quel giardino di pace, tutt'intorno alla chiesa, in cui sono seppelliti i corpi di tante anime ritornate al cielo. Trovo ingiusto chiamarlo cimitero, meglio camposanto.

I piccoletti volano da una croce all'altra, a una lapide, dandosi scossette alle ali e intonando brevi canti, forse in segno di stizza nei miei confronti, o come preferisco pensare, per dirmi che mi stanno tenendo d'occhio.

Ogni tomba è adorna di fiori dai colori brillanti. Alcune ospitano cespugli dalle foglie di un rosso intenso. Una in particolare mi chiama con un cipresso dalla chioma verde scuro e dal tronco voluminoso, che impegna tutta l'area antistante la lapide. Leggo i nomi: Valentino Maffei 1875 -1945 e Orsolina Maffei, nata Tisi 1875 - 1936, che non avrebbero immaginato di ritrovarsi ancora protagonisti dopo ottant'anni, per un albero messo a dimora senza forse badarci troppo.

Lascio il giardino, salutando tre donne. Una si sostiene con la canna in una mano, mentre con l'altra indica le fotografie in bianco e nero dei suoi avi, di cui porta ricordi.

Alle spalle della chiesa, ora libere dalle nubi, noto lembi di montagne maestose che appartengono al gruppo dell'Adamello e alle Dolomiti del Brenta.

Il racconto nasce a Pinzolo, in alta Val Rendena, in provincia di Trento.

Anna Arietti








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