La borgata Paschetto di Cossato era conosciuta come la "via tuppa", via buia, perché c'erano delle piante che erano cresciute lungo la strada, formando come un varco, un tunnel fitto che oscurava la via.
I ricordi sono di Ugo De Tommasi, classe 1942, conosciuto in città per il suo impegno nel sociale.
"Sono nato in borgata e a parlare della via, mi ritornano le parole di Dante Alighieri: nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura. Proprio così. Ai miei tempi c'era il rio Paschetto che attraversava il centro abitato, dove mia mamma Maria andava a lavare i panni; oggi il corso d'acqua è interrato.
Noi avevamo il pozzo, ma andare al rio significava incontrare persone, comunicare e avere notizie. Era un modo per ritrovarsi.
Allora, in frazione abitavano una quindicina di famiglie e lavoravano quasi tutte nel tessile. Parlo degli anni fra il 1947 e il 1949, in cui io ero un bambino. Il nome del borgo deriva da una cascina, ancora presente, oggi ristrutturata ad abitazione, in cui si vede nel cortile il ciottolato originario. Il nome del luogo deriva dai primi abitanti. Ai miei tempi non c'erano tutte le costruzioni che vediamo oggi.
La borgata iniziava col salitone che oggi collega via Giuseppe Garibaldi con Borgata Paschetto.
La via esterna, dedicata agli Alpini d'Italia, non c'era. E devo dire che da piccolo non ho mai sofferto la fame: c'erano due mucche, galline, conigli e novantacinque piante di alberi da frutto. Ferdinando Moggio, detto Nando, ne era il proprietario".
Anna Arietti
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