Ieri mi aspettavo che televisioni e giornali aprissero con la notizia sul report emesso dall'Istituto superiore della sanitàsulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 in Italia: su 130.468 morti, risultano essere 3.783 coloro che sono effettivamente mancati per il virus (e non con il virus, che è diverso). Meno di una qualunque influenza che investe ogni anno il nostro Paese. Anche un morto soltanto sarebbe troppo, è vero, ma a farne una pandemia... I dati, come sempre, sono messi nero su bianco e accessibili a tutti. L'IIS invece è un ente pubblico, un organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale.
Lo stesso istituto rileva, come si legge nella circolare numero 54/2021 del 22 ottobre, un'incidenza settimanale a livello nazionale pari a 34 nuovi casi per 100.000 abitanti, con un Rt medio calcolato sui casi sintomatici pari a 0,86 (range 0,82 – 0,90), al di sotto della soglia epidemica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 3,7% (rilevazione giornaliera ministero della Salute).
Comunque, vivendo in un Paese libero e democratico, tutto ciò non si dice.
"Non mi faccio idee, racconto quello che vedo e raccolgo", diceva Pino Scaccia, uno dei più grandi giornalisti che l'Italia abbia avuto.
Anna Arietti
Immagine di copertina di
S. Hermann & F. Richter
S. Hermann & F. Richter
"Il Tempo" - 21 ottobre 2021
Quotidiano di Roma.
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Pino manca sempre di più, soprattutto in questo momento oscuro. Lui andava, vedeva, raccontava. Mi diceva sempre: "Il compito di noi giornalisti non è di dare risposte, ma di fare domande".
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