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domenica 10 ottobre 2021

Cà dij Mazech



Salgo la scalinata in pietra e muschio, piuttosto ripida, che porta al "Tribunal dai fumne" - il tribunale delle donne - l'antico lavatoio intorno al quale si ritrovavano a commentare i fatti, e va da sé, a dettare "sentenze". Lo scroscio dell'acqua si rafforza, quando noto un uomo intento a lavarsi, come se fosse nel proprio bagno. Ritorno frettolosamente sui miei passi, ma pure lui mi vede e s'accuccia. Sorrido fra e me e penso a quanto dev'essere elettrizzante uscire di casa al mattino, con quei dieci gradi, per farsi l'igiene alla fontana. Sfortuna sua, pur percorrendo ciottolati diversi, giunti in cima alla borgata, ci ritroviamo e lui abbassa lo sguardo. Io sorrido ancora e gli dico di non farsene un cruccio. Anzi, è bellezza rara vivere nella semplicità.

Proseguendo oltre il "tribunal", costeggio vecchie baite e raggiungo il Funtanun ëd Guarner, altre due fontane, luogo in cui qualcuno tiene un mestolo alla catenella, per bere.

Sono a Mazzuchetti, Cà dij Mazech, borgo situato a 938 metri di altitudine, in Valle Cervo, di competenza amministrativa a Campiglia Cervo, nel Biellese.

A ottobre inoltrato, i villeggianti estivi non ci sono più. Li ritrovo però in alcune fotografie appese in una bacheca, ricordi. Poco oltre, incontro due ragazzi alle prese con una motosega e una donna che tenta di falciare con un tosaerba a mano. Per avvicinarla, infilo un sentiero segnato da mattonelle che scopro poi essere parte del suo giardino. Lei quassù ci viene per staccare dal lavoro. Scatto una fotografia alle sue meline, che mi ricordano quelle di una volta.

Ad attrarmi è poi la luce accesa, oltre una finestra con le tende bianche e le persiane verdi. Passandoci dinnanzi, butto un occhio e noto una stufa a legna, il putagé, o putagè, nelle varianti del piemontese. 

L'aria si fa umida, le nuvole grigie che coprono le cime dei monti si abbassano. Prima di scendere a valle, mi fermo lungo la strada. Le castagne non sono ancora mature, appena qualche riccio verde caduto qua e là, ma mi si presenta davanti un fungo porcino del pregiato genere Boletus, un dono, un bel arrivederci.

Anna Arietti
(testo e immagini)

Collegamento al video, se non fosse visibile su smartphone: https://youtu.be/tBHfsN9f92o





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