Proseguendo oltre il "tribunal", costeggio vecchie baite e raggiungo il Funtanun ëd Guarner, altre due fontane, luogo in cui qualcuno tiene un mestolo alla catenella, per bere.
Sono a Mazzuchetti, Cà dij Mazech, borgo situato a 938 metri di altitudine, in Valle Cervo, di competenza amministrativa a Campiglia Cervo, nel Biellese.
A ottobre inoltrato, i villeggianti estivi non ci sono più. Li ritrovo però in alcune fotografie appese in una bacheca, ricordi. Poco oltre, incontro due ragazzi alle prese con una motosega e una donna che tenta di falciare con un tosaerba a mano. Per avvicinarla, infilo un sentiero segnato da mattonelle che scopro poi essere parte del suo giardino. Lei quassù ci viene per staccare dal lavoro. Scatto una fotografia alle sue meline, che mi ricordano quelle di una volta.
Ad attrarmi è poi la luce accesa, oltre una finestra con le tende bianche e le persiane verdi. Passandoci dinnanzi, butto un occhio e noto una stufa a legna, il putagé, o putagè, nelle varianti del piemontese.
L'aria si fa umida, le nuvole grigie che coprono le cime dei monti si abbassano. Prima di scendere a valle, mi fermo lungo la strada. Le castagne non sono ancora mature, appena qualche riccio verde caduto qua e là, ma mi si presenta davanti un fungo porcino del pregiato genere Boletus, un dono, un bel arrivederci.
Anna Arietti
(testo e immagini)
Collegamento al video, se non fosse visibile su smartphone: https://youtu.be/tBHfsN9f92o
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