La Val Chisone, non distante da Torino, mi attrae con gioie alpine come Fenestrelle e il borgo di Usseaux, ma è dove arrivo abbandonandomi all'istinto che accade qualcosa che voglio ricordare.
È nella piazzetta del villaggio di Chambons, "Ël paî dâ soursiés", il paese degli indovini, che incontro un gruppo di persone, fra queste Orso Yoghi, alias Claudio. "L'indigeno sono io", dice.
Mi parla di Olga, 95 anni, che racconta storie, e del giorno che gli è "sautà al balin" e ha contato i residenti, cinquanta famiglie.
Alle spalle del borgo c'è un bosco, conosciuto come "La selva", un lariceto che fin dai tempi antichi, come mi spiega, salva le abitazioni da slavine, valanghe e frane.
Il discorso finisce poi sul linguaggio. Territorio ascritto alla lingua occitana, diversa dal piemontese. Oggi fa bel tempo, ad esempio, si dice: "An cau a fae bun".
Tutte curiosità che mi avvicinano al gusto vero del luogo. Un turismo respirato che mi piace perché non lascia tracce se non nel cuore.
Anna Arietti
(testo e immagini)
I diritti relativi ai testi, alle fotografie e ai video presenti in questo portale, ove non diversamente indicato, sono di proprietà di chi collabora con noi e degli autori stessi.
L’utilizzo di piccole parti è concesso a condizione che venga sempre citata la fonte, nome e cognome dell’autore e questo sito web. Siamo grati a coloro che ce ne daranno comunicazione.
Per informazioni o segnalazioni potete scrivere a cartabiancamedia(at)gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento