di Anna Arietti
C'è un luogo a Cossato, in provincia di Biella, che è di un fascino irresistibile per i ragazzini e anche per gli adulti. È Villa Cridis, circondata da sempre da un alone di mistero che ha dato vita a diverse leggende più o meno fantasiose in cui compaiono luci, fuochi e immancabili fantasmi.
La dimora, a suo tempo ricca di dettagli di pregio, risale al 1800, ma le origini dell'omonima famiglia affondano radici più antiche. Già Nicola Orengo, in "Storia di Cossato", annovera fra i suoi componenti, fra il 1600 e il 1800, avvocati, giudici e chierici.
La villa si trova lungo il sentiero che da borgata Monteferrario va alla frazione Ronco di Cossato e che, proseguendo, arriva alla frazione Campore di Vallemosso (Valdilana).
Il palazzo era considerato dimora invernale, mentre la residenza estiva dei Cridis, a quei tempi, di campagna, era il palazzo che attualmente è sede del municipio. In un atto datato 20 maggio 1863, a firma dell'avvocato Gian Matteo Cridis, si evince il passaggio di proprietà. Il consiglio comunale di Cossato, con delibera, ne farà uffici municipali, scuola e "giudicatura".
Ancora negli anni Ottanta, nel parco, si racconta che venissero portate a pascolare le vacche da parte di un custode.
Nel 2008, la villa è stata acquistata da un privato con l'intenzione di realizzare un progetto lungimirante di co-abitazione, composto da quarantadue appartamenti, che è poi naufragato.
Rimanendo a lungo abbandonata a se stessa, la residenza ha destato l'attenzione di vagabondi e di tanti ragazzini. Addentrarsi nel parco, scavalcando il muro, è da sempre una sorta di iniziazione al coraggio, o più semplicemente di una ragazzata, anche se non si potrebbe. Passando accanto alla villa, accade di sentire i loro schiamazzi.
Lo stato di degrado però avanza e le condizioni sono attualmente preoccupanti: nell'area esterna, nel terreno prossimo al muro di cinta, ci sono dei buchi che probabilmente finiscono nelle cantine degli annessi agricoli, rendendo pericoloso anche soltanto l'avvicinarsi; a nostro dire, è necessario un intervento.
Anna Arietti
Anna Arietti
Immagine di copertina di Enea Grosso, per gentile concessione.
L'articolo è stato scritto per "La Nuova Provincia di Biella" - 10 luglio 2021
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