giovedì 22 aprile 2021

Riflessioni caute, di cui abbiamo bisogno


di Anna Arietti

È una conversazione fra amici, nata sorseggiando una spremuta di arancio in un giorno di primavera, a poco più di un anno da quando si è diffuso il nuovo coronavirus del 2019. Portiamo una ragionevole resistenza al pensiero diffuso, e purtroppo unico, e manteniamo riserbo sull'ospite, che per la semplice e composta esposizione dei propri pensieri, medico di lunga esperienza, non merita di essere martirizzato. Cosa che di questi tempi avverrebbe.

domenica 18 aprile 2021

Se mi si parla del freddo di Marzo #racconto breve

 


Testo e immagini di Enea Grosso


Se mi si parla del freddo di Marzo, allora eccomi lì al mio primo funerale senza chiesa né predica, con cinque gradi e un prete polacco, in una luce plumbea.

La morte era arrivata poco prima, all’alba di sabato 21, con un triplice benevolo messaggio (forse per farsi perdonare la lunga e straziante agonia): l’arrivo della luce  e della primavera, alla vigilia di un giorno di festa. Se a tutto ciò aggiungo il sorriso inatteso sul volto sereno di mio padre – dopo giorni di tormento, ricurvo nel letto come un feto nato già cadavere – allora devo proprio riconoscere che la Morte ha un cuore e un modo tutto suo per farci una carezza nella pena. Ripensando a quel 23 di Marzo, oserei persino dire  che sia un angelo; forse uno tra i più saggi e luminosi, visto il suo compito difficile, fine, gravoso, soggetto ad ingiurie e maledizioni senza sosta.

In quel mattino gelido lei c’era. E come tutti gli esseri dei mondi invisibili, comunicava nel codice  segreto della luce, che scivola attraverso  bocche e occhi ignari di esserne il veicolo: negli sguardi empatici e sinceri degli addetti alle pompe funebri, partecipi e attenti non solo per dovere e professionalità; nella calma che tutto pervadeva – presenza invisibile eppure fisicamente tangibile che rendeva il cimitero un luogo in cui poter restare senza strazio, ne ostilità, né bisogno di piangere o fuggire. C’era una mano grande che muoveva i fili del mattino come le corde di una gigantesca arpa birmana accordata sul “la” di un amore “alto”, “altro”, avvolgente, ovunque presente, un ingrediente benefico sciolto nell’aria che non serve cercare con respiri profondi. Semplicemente c’è, come il "profumo – non profumo" del cielo pulito dopo la pioggia.

Era altresì  perfettamente chiaro – come un tacito accordo – che il momento più crudo e temuto, scandito dalla cazzuola sulla calce e sui mattoni, era già sciolto, risolto, vinto.

Docilmente abbandonata al corso degli eventi, mi chinai con garbo verso il muratore per rivolgergli una parola gentile. Certamente stava svolgendo il suo lavoro; ma altrettanto certamente c’erano alternative più allettanti per iniziare una settimana di primavera, ad un grigio lunedì di freddo insolito, dentro ad una tomba in un cimitero deserto, in zona rossa.

La risposta del muratore  al mio saluto illuminò l’antro di cemento.

“Sa, io sono il genero della Edda”, mi disse con un sorriso buono.


La Edda! Di nuovo la Morte mi parlava con la sua carezza d’altri mondi. La Edda.  La signora che aveva fatto amicizia con mio papà. Sedevano sempre vicini, sulle loro sedie a rotelle. A loro modo facevano lunghi discorsi, ognuno nel proprio confuso linguaggio, che per le loro anime così confuso non doveva essere.

Nel distacco – occasionale, permanente,  o conquistato con una profonda interiore disciplina – dall’ostinato chiacchiericcio della mente, il codice di luce si fa breccia tra i respiri della morte e della vita.

P.S.: grazie a Marco Conti per lo stimolo creativo alle sue lezioni di UPB (Università Popolare Biellese)


giovedì 15 aprile 2021

Il futuro non (si) chiude


di Anna Arietti

La commozione arriva, eccome, dalla piccola folla che si è radunata martedì 13 aprile a Vercelli, in corso Garibaldi. La manifestazione "Il futuro non (si) chiude" coinvolge tutte le imprese e gli operatori del commercio, del turismo e dei servizi, colpiti dalle restrizioni imposte dal Governo per la pandemia ed è promossa da Fipe - Ascom Confcommercio. Nello stesso momento scendono in piazza anche a Roma. È una protesta ordinata, decisa. Dignitosa.

martedì 13 aprile 2021

Oggi si è alzato il Vento e la Primavera #poesia Today the Wind rose and Springtime #poetry

 

O
ggi si è alzato il Vento e la Primavera
è tornata su un destriero di sole
ha sguainato una spada di gemme
allattate col sangue della Terra
e ha mozzato gli artigli del Male,
ne ha gettate le squame nella melma
dell'alchemica fucina del Buio
dove l'Inferno brucia in un fuoco 
dalle ceneri d'oro.
(Testo e immagini di Enea Grosso)




Today the Wind rose and Springtime
came back on a charger of sun
unsheating its sword made of buds
breastfed with the blood of the Earth
and cut off the Evil's claws
and threw its scales into the mud
of the alchemical forge of the Dark
where Hell burns in a fire 
with gold ashes.
(Enea Grosso, words&images)



Nelle fotografie: Roasio, Frazione Castelletto (Biella, Piemonte)

!
Ringrazio l'amica Silvia di Roasio per questa foto bucolica e primaverile




giovedì 8 aprile 2021

Curino: anello tra boschi, ruderi e frazioni (San Nicolao, Gnerro, Ronco, San Giorgio e San Sebastiano) #innamoratidelbiellese

 


Testo e immagini di Enea Grosso

                   La nostra passeggiata inizia dalla Frazione San Nicolao di Curino. Ci dà il benvenuto una gigantesca nuvola verticale posata sulle colline. 

Questa cappella si trova attraversando la frazione per intero, sulla sinistra, ad un centinaio di metri dopo una minuscola chiesetta. Per trovarla bisogna attraversare la frazione per intero.

Pochi passi dopo una  cappella - ben visibile, posta ad un incrocio - imbocchiamo sulla destra una strada sterrata che sale nel bosco con larghi tornanti.



 In  una decina di minuti, dopo aver fiancheggiato un alto muraglione in pietra, incrociamo la strada asfaltata che sale a destra verso Cantone Olzera Inferiore  ( Frazione Santa Maria di Curino). 


Benvenuti al Cantone Olzera Inferiore


Panorama da Olzera Inferiore verso Canton Gnerro, una delle tappe del cammino.


Cappella sulla sinistra, appena dopo la chiesa di Olzera Inferiore

L'oratorio  di Santa Elisabetta (precedentemente di Santa Maria e di Santa Elisabetta), costruito tra il 1628 e il 1661. Così scrive Don Vittorino Barale nel suo libro dedicato a Curino: "dalle strutture murarie sembra che la chiesa sia stata costruita in due tempi, metà per volta. Si vede che la prima chiesa era piccola e chiusa davanti con una cancellata in legno- In seguito fu aggiunta la sacrestia, la seconda parte e la facciata. [...] Per la festa di S. Elisabetta, nei tempi passati, la chiesetta era frequentata da molte persone, poiché aveva il privilegio dell'indulgenza plenaria. Aveva una statua della Madonna in legno annerito che fu rubata nel 1966. 



In due curve saliamo ad Olzera Superiore: 


In basso a destra, in lontananza, un'altra meta molto interessante: la diga di Asei (o della Ravasanella).





Attraversato il cantone, ecco sulla sinistra la chiesa di San Sebastiano. La facciata, che reca la data del 1739, è rivolta verso il bosco.                                     

San Sebastiano,  situata tra Olzera Superiore e Colmo di Santa Maria




L'interno di San Sebastiano 




Il sentiero accanto alla chiesa

Imbocchiamo il sentiero che scende  tra gli alberi ...









Sculture viventi lungo il sentiero 

... e ci porta ad un altro angolo di Curino: Canton Gnerro (sempre Frazione di Santa Maria).


Il sentiero finisce alle spalle del cantone, che attraversiamo per intero in pochi passi...


L'arrivo dal bosco sul retro del cantone








... fino ad arrivare alla chiesa principale, il centro di Frazione Santa Maria.


La chiesa principale di Santa Maria



       

Oltrepassata la chiesa, proseguiamo lungo la salita sulla destra verso Cantone Ronco.




Sulla collina a sinistra le case di Olzera Inferiore...

...e Gnerro e la chiesa alle nostre spalle.

Olzera


Il cantone ha in serbo piccole sorprese. 
All'ingresso c'è un bel pozzo, restaurato di recente, con il suo secchio lustro  in bella vista e una meditazione appesa su di un lato: "la meditazione del pozzo", scritta a mano.



"E la verità appartiene allo spirito, l'amore all'anima, la saggezza all'intelletto, la bontà al cuore, la giustizia alla volontà".


Camminiamo lungo il muro di Cascina Motta fino ad un arco, dal cui fondo arriva una voce squillante: dunque il piccolo borgo non è deserto!


Il Signor Gianfranco ci invita a scendere nel suo cortile colorato di fiori, bandierine tibetane e sculture. Ci accoglie gentilmente e ci dà suggerimenti per successive passeggiate: da non perdere,  il ponte romanico












In cambio di queste preziose informazioni, accettiamo un incarico: prima di uscire dal paesino dovremo appendere al pozzo la meditazione  di aprile. Perché è proprio il Signor Gianfranco a trascrivere a mano ogni mese un passo dai libri del filosofo e pedagogo francese di origine bulgara  Omraam Michael Aivanhov. 


La meditazione di Aprile


Garage a Cantone Ronco di Curino


Col foglio di Aivanhov tenuto in punta di dita per non sgualcirlo, andiamo a curiosare fin dove finisce la strada, oltre la chiesa, dove troviamo il sentiero ai margini del bosco che perlustreremo la prossima volta. 




Ritornando sui nostri passi, attraversiamo di nuovo il cortile del nostro ospite e riceviamo un altro suggerimento: il rudere di San Giorgio, poco lontano. 
La mia giornata era iniziata casualmente con  un'immagine di San Giorgio e il Drago (un quadro di Edward Burne-Jones del1868, inviatami da un collega) e questa deviazione mi sembra offra il cerchio perfetto per concludere questa tappa non prevista. 





Dopo aver appeso al pozzo il foglio con la riflessione di Aprile, in prossimità di Cascina Frarol imbocchiamo un sentiero poco battuto che sale a destra. 


Scavalchiamo con rispetto i guardiani del bosco - un bisonte e i suoi demoni? -  posti di traverso per scoraggiare gli incauti che osano violare quel luogo sacro e silenzioso, evitiamo con cura le spine dei rami penzolanti  e dopo una decina di minuti scorgiamo quel che resta della chiesa sulla collina.






Dopo l'abbandono dell'edificio da parte degli uomini, la vegetazione se ne è impadronita: lo ha avvolto, lo ha trasformato in una creatura ibrida a metà tra pietra e albero, una creatura viva sepolta nell'oblio. Sembra di avvertirne il respiro, nel silenzio. 











L'interno di San Giorgio














Il tetto di Cascina Frarol

L'imbocco del sentiero verso San Giorgio

Percorriamo il sentiero a ritroso, giriamo a sinistra per ridiscendere a Gnerro, nello spiazzo con la chiesa con le colonne. Invece di tornare a San Sebastiano risalendo nel bosco, scegliamo la via più lunga:  la strada asfaltata che attraversa il paese. 



Passiamo davanti alla deviazione per Termino...




...attraversiamo San Martino...






...andiamo oltre la chiesa principale e oltre il laghetto recintato che si vede sulla sinistra, tra i pini.
Per ritornare al punto di partenza si può arrivare fino alla svolta che indica San Nicolao, percorrendo la lunga salita fino alla frazione: oppure si può imboccare un'ampia strada sterrata che taglia attraverso il bosco. 
O, terza alternativa, si può velocizzare il ritorno con un passaggio in auto, come abbiamo fatto noi! Ma questo non è assicurato... per migliorare il servizio di trasporti è necessario prima incrementare il turismo e valorizzare il nostro  territorio e i suoi piccoli  tesori nascosti.   



         




Un grazie ad Anna Arietti per  le foto de La Voce di  Curino e a Sergio Marucchi per le informazioni sull'oratorio di  Santa Elisabetta  tratte dagli scritti di Don Vittorino Barale.