È l'atmosfera che mi trasporta nella grazia dell'animo, ma che mi fa anche sentire le inadeguatezze. Quello stare insieme, il vivere in comunità; quel ritrovarsi davanti a una birra, un tè, una pizza, alle feste di paese, ai raduni, che la pandemia impedisce.
Rinvengono allora certe parole, l'uso che se ne fa, come invocare ad ogni piè sospinto il "distanziamento sociale" che invece di creare solidarietà fra le persone, genera equivoci e apre la caccia agli untori e alle aggressioni verbali, come stiamo assistendo nei dibattiti sulla somministrazione del vaccino, favorendo inutile apprensione, rabbia e paura che snaturano le persone.
Le parole sono vive, vanno ponderate, badando a discernere da quelle impiegate in modo magistrale, come nella promozione pubblicitaria e nel sensazionalismo di un certo giornalismo. Si può invece accettare il distanziamento fisico - momentaneo - e ritrovarsi ugualmente davanti al fuoco, insieme.
Anna Arietti
(testo e immagine)
I diritti relativi ai testi, alle fotografie e ai video presenti in questo portale, ove non diversamente indicato, sono di proprietà di chi collabora con noi e degli autori stessi.
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