Dai vitigni di Nebbiolo, Bonarda e pensiamo di Vespolina, ci arrivano profumi di uva matura. Quasi di vinaccia fermentata. Sono i grappoli non raccolti in vendemmia. Chicchi malconci che probabilmente hanno sofferto la grandine.
Incontriamo un uomo intento a far legna, accaldato. La camicia a quadri grandi è appesa a un ramo. Ci sorride, si ferma e commenta sul Covid che spera nel bosco non ci sia. È un pensiero che spegniamo come si farebbe con un pezzetto di brace sfuggito dal fuoco, senza dargli importanza, infondendo invece della fiducia. Lui sorride ancora; non lo abbiamo convinto. Poco oltre alcuni uomini caricano dei ciocchi sul cassone di un furgoncino, mentre un cane avanza nella nostra direzione. Uno di loro, quello meno nerboruto, ci rassicura: "È buono". Troviamo la certezza non tanto nell'animale che continua ad annusarci, quanto nello sguardo dell'uomo.
Camminare rifonda il nostro equilibrio, il senso primigenio che passa anche per i silenzi e i profumi, per gli incontri.
La strada scende, lascia le vigne per inoltrarsi nel bosco di castagni, querce, betulle e frassini. Raggiungiamo frazione Camino di Roasio, borgo minuscolo in cui pensiamo godano di una pace invidiabile. Il giro ad anello, da località Curavecchia di Roasio, proseguendo lungo la provinciale 67, riporta a Brusnengo, da cui eravamo partite.
Anna Arietti
(testo e immagini)
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Posti davvero molto belli.
RispondiEliminaLi conosco bene, ci sono cresciuta 🙂
Un bel patrimonio naturale