Se ci passo davanti distrattamente, rischio di non vederlo. Ma è impossibile non trovarlo nel cuore di Coggiola, fra il municipio, che ospita anche la scuola, e la chiesa. Il paese conta millesettecento residenti ed è situato sulla sponda sinistra del torrente Sessera, nell'omonima valle, in Piemonte. Il locale invece si chiama Cantün Balin, trattoria avviata da un anno. In precedenza si trovava in frazione Viera, ma è un'altra storia. Quella di oggi mi arriva in tavola con piatti semplici, anche della tradizione, eppure tali da farmi raccogliere con il dito la goccia di salsa finita accidentalmente sulla tovaglia.
Su iniziativa di chi cucina, ricevo ciò che gli amici d'Oltralpe definiscono, tradotto letteralmente, "diverti bocca". In un piattino nero, su una crema verde, di piselli, è adagiata una polpetta dorata, accostamento che appaga l'occhio e il palato, adempiendo al compito di prepararmi al pasto, di sollecitarmi, di divertirmi, appunto.
Dal menu, quattro scelte per ogni portata e un adeguato riguardo vegetariano, mi soffermo sull'antipasto, la tartellette di cipolla di Tropea con stracciatella di burrata e salsa d'acciughe: un cestino in cui la forchetta affonda ammiccando prima alla crema delicata, poi alla salata.
La trattoria, come leggo sulla carta, lavora in proprio la paletta, una varietà di prosciutto riconosciuto prodotto agroalimentare tradizionale, tipico Biellese.
Fuori la pioggia scende decisa in un temporale di fine estate e io casco sul dolce: la panna cotta allo zafferano che a raccontarla mi pare di svelare il finale di un film e dei cui pistilli esiste una produzione locale. Prima di salutare domando perché la ü di Cantün ha i puntini: "È un errore che non abbiamo corretto per scaramanzia". Spontaneità, la loro, che mi piace.
Anna Arietti
(testo e immagini)
Dal menu, quattro scelte per ogni portata e un adeguato riguardo vegetariano, mi soffermo sull'antipasto, la tartellette di cipolla di Tropea con stracciatella di burrata e salsa d'acciughe: un cestino in cui la forchetta affonda ammiccando prima alla crema delicata, poi alla salata.
La trattoria, come leggo sulla carta, lavora in proprio la paletta, una varietà di prosciutto riconosciuto prodotto agroalimentare tradizionale, tipico Biellese.
Fuori la pioggia scende decisa in un temporale di fine estate e io casco sul dolce: la panna cotta allo zafferano che a raccontarla mi pare di svelare il finale di un film e dei cui pistilli esiste una produzione locale. Prima di salutare domando perché la ü di Cantün ha i puntini: "È un errore che non abbiamo corretto per scaramanzia". Spontaneità, la loro, che mi piace.
Anna Arietti
(testo e immagini)
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