venerdì 7 febbraio 2020

Castellengo


Le colline di Castellengo sanno proteggere, quindi tutelare un patrimonio che quelli che passano veloce, in auto sulla provinciale, non s’immaginano, ma che sarebbero ben accolti se scegliessero di scoprirlo. 
da "Lasciata la via".



"La consapevolezza ci trasformerà; presteremo maggiore attenzione al territorio. Sapremo coltivare la cultura del bello, che finirà anche sulle tavole. Il concetto strizza l’occhio al turista che giungerà a noi per un processo inverso. Proviamo a far leggere a un giapponese la parola ‘Castellengo’; si troverà in difficoltà. Ma si è mai visto l'amante di un buon vino che non sappia pronunciare il nome dell'etichetta? Possediamo uno straordinario strumento per far conoscere il Biellese”, mi disse Alessandro Ciccioni. Da "Una nicchia ma di valore", intervista.




Nel cortile, oltre al gatto che si strofina sull’orlo dei pantaloni, ci sono piante di limoni, un pompelmo e un kumquat, il mandarino cinese. Daniela te ne offre uno che finisce subito in bocca, ma ne seguono un secondo, un terzo e anche un quarto. Di tutto ti aspettavi a Castellengo, tranne di sentire il sapore degli agrumi che pizzica la lingua. Da "Guardandoci negli occhi".


"Il punto di forza della nostra realtà è la presenza di tante piccole aziende artigiane, in cui ognuno conosce in modo millimetrico il proprio terreno. Raccontare il vino è importante perché significa parlare di noi stessi e del Biellese”, parole di Gianni Selva Bonino da "Col vino raccontiamo noi stessi".



testo e immagini 

di

 Anna Arietti









https://www.baffidigatto.com/2017/04/si-battono-le-mani-sulle-spalle-lun.html

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