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sabato 28 settembre 2019
martedì 24 settembre 2019
Corpo stanco
martedì 17 settembre 2019
Il cane al guinzaglio, l'educazione diventa cultura
Se il cane entra sempre più nelle nostre vite con orgoglio e rispetto, non di meno dovremmo pensare a lui quando lo lasciamo libero. Senza guinzaglio. Perché se ne incontriamo di trulli trulli, ci può essere anche quello che gli gira male e ci mostra i denti. Digrigna. Come dobbiamo comportarci?
Seminario estivo in Giappone
Qui di seguito vi proponiamo un articolo scritto per la rivista "Inner Trip" dell'associazione culturale internazionale di ispirazione buddista Reiyukai (rei,anima, spirito, yu, amico, amicizia, kai, associazione, da cui "associazione per l'amicizia spirituale"). Grazie alla Signora Teiko Goto, direttrice dell'ufficio di Milano, Anna Arietti ed io abbiamo avuto l'opportunità di partecipare ad una settimana di seminari (su temi quali come migliorare se stessi, la propria vita familiare, il proprio ambiente di lavoro) nella sede centrale di Tokyo e nel centro congressi Mirokusan, a tre ore circa dalla capitale.
Quanto segue è un resoconto di impressioni dopo questa immersione totale nella cultura giapponese e nello spirito dell'associazione così come è vissuto e sentito nel suo luogo di origine.
Il Reiyukai fu fondato a Tokyo dal Signor Kubo Kakutaro (1892-1944) e dalla Signora Kimi Kotani (1901-1971) per aiutare la gente a riprendersi dal grande terremoto del 1923 e dalla crisi economica e morale che ne seguì. Il testo alla base della filosofia dell'associazione è il Sutra Blu, una scelta di brani tratti dal Sutra Triplo del Loto.
Il Reiyukai fu fondato a Tokyo dal Signor Kubo Kakutaro (1892-1944) e dalla Signora Kimi Kotani (1901-1971) per aiutare la gente a riprendersi dal grande terremoto del 1923 e dalla crisi economica e morale che ne seguì. Il testo alla base della filosofia dell'associazione è il Sutra Blu, una scelta di brani tratti dal Sutra Triplo del Loto.
Il breve periodo trascorso in Giappone con Teiko e Anna
(compagna di viaggio perfetta e membro
del Reiyukai da un anno e mezzo circa) è stato un pellegrinaggio, un momento d’importante introspezione, una ricerca
quotidiana di frammenti di luce tra i cassetti dell’anima intasati di polveri
vecchie, residui di un passato da ripulire per il proprio bene e quello dei
propri cari e dei propri antenati.
E’ stato cosi dalla vigilia della partenza e in ogni
attimo.
A rendere l’esperienza così intensa ha contribuito un
elemento per me assolutamente insolito:
la condizione di malattia.
Adoro viaggiare, e fino a quest’estate ero sempre partita
con una valigia piena di abiti colorati, un libro, salute pressoché perfetta e
tanta energia. Non potevo immaginare che avrei affrontato un volo di 12 ore e
una settimana di programma intenso senza essere al meglio di me, piegandomi
docile alle esigenze del corpo/mente. Guardando indietro mi domando come questa esperienza abbia fatto ad essere, nonostante tutto, così bella.
Ripenso a quando mi alzavo la notte ed andavo a camminare fuori dalla stanza e
mi sdraiavo sui divanetti soffici del corridoio con le luci sempre accese, per
non disturbare Teiko e Anna; e ridevo tra
me e me, pensando:”E se ci sono delle telecamere?! Penseranno che Teiko
si è portata gente ben strana, dall’Italia!”. Cosa che avranno sicuramente
pensato quando il portiere (sospettando
forse un nostro tentativo di fuga?) ha telefonato a Teiko in camera,
avendoci viste girovagare in cortile in ciabatte, pigiama e accappatoio alla ricerca disperata
delle docce, alle 10 di sera: ( Devo dire che le docce erano nascoste davvero
bene e in un posto originale: tre piani
più in basso, nello scantinato accanto alla mensa … Anche i giapponesi sono
fantasiosi quasi quanto gli italiani, se vogliono! Ce l’abbiamo fatta solo con
l’aiuto di una gentilissima nuova amica del sesto Shibu, Naoko, che ancora
ringrazio – la doccia, dopo 12 ore di volo e una giornata piena, è una calda carezza degli dei).
E’ probabile che, fin dall’esordio di questo viaggio, il Budda Mayatraya, dall’alto della montagna, abbia lanciato una sottilissima corda di luce per tenermi in piedi e permettermi di arrivare fin lassù; o che a farlo sia stato il minuscolo budda in nuce dentro di me. In ogni caso, lungo tutto il percorso c’è stata un’invisibile fune d’oro a guidarmi, a guidarci.
L'imponente Shakaden |
E’ probabile che, fin dall’esordio di questo viaggio, il Budda Mayatraya, dall’alto della montagna, abbia lanciato una sottilissima corda di luce per tenermi in piedi e permettermi di arrivare fin lassù; o che a farlo sia stato il minuscolo budda in nuce dentro di me. In ogni caso, lungo tutto il percorso c’è stata un’invisibile fune d’oro a guidarmi, a guidarci.
All’arrivo a Narita ecco ad aspettarci Teiko e
l’impeccabile Kakuta San, nostro perfetto e paziente angelo custode per tutto
il tempo. Sembra incredibile: sono di
nuovo a Tokyo, dopo un anno.
Sapevo che non sarebbe stato possibile alloggiare presso
la Gazembo House (legata a ricordi bellissimi con Serena e Lorenzo l’estate
scorsa)…ma non pensavo che fosse stata distrutta! Al suo posto, e al posto di
tanti edifici attigui, un grande cantiere in previsione del 2020: anno delle
Olimpiadi e dei 100 anni del Reiyukai. Veniamo ospitate nella sede centrale,
all’ombra dello Shakaden. Le stanze sono tutte in stile giapponese: si dorme
sul tatami, non ci sono armadi per gli abiti, c’è un’unica stanza da bagno
comune al pianterreno (aperta solo la sera e la notte), c’è un orario di
rientro serale da rispettare, non c’è un luogo in cui cucinare come nella
Gazembo House – struttura semplice che però concedeva assoluta indipendenza.
Dopo un lungo viaggio accompagnato da malessere fisico
(anche per Anna, i problemi di salute ci
accomunano, in questa esperienza), dire che l’impatto è duro sarebbe troppo; ma
senza dubbio un impatto c’è. Nello stesso tempo la voce della fune d’oro dentro
di me mi ricorda che quasi sempre, all’inizio di un viaggio, molti dettagli che
all’ inizio sembrano ostili dopo poche
ore profumano di aria di casa. Kakuta San fa comparire dal suo cilindro magico
un bollitore, bicchieri di plastica, un impiegato vorrebbe aprirmi le docce già
alle tre del pomeriggio, ma gli dico che non è necessario. So che a sera tutto
diventerà casa. Uchi ni imasu.
La Tokyo Tower vista dal 52mo piano di Roppongi Hills (foto di Anna Arietti) |
Tokyo in fermento in previsione dei Giochi Olimpici del 2020 |
Nel pomeriggio ci aspettano Roppongi San, shibuchoo della nostra sezione del Nono
Shibu, e la moglie. Sono contenta di rivederli e di poter mostrare ad Anna la
loro deliziosa casa con una stanza bellissima tutta dedicata all’altare degli
antenati. Il quartiere di Asakusa in cui si trova nulla ha a che fare con la
moderna Tokyo: tutte casette con minuscoli giardini, piccoli negozi, in una
piazzetta il delizioso museo dedicato allo poetessa Higuchi Ichiyo (ringrazio
Roppongi San per avercelo fatto scoprire lo scorso agosto!).
Il giorno successivo ritroviamo Roppongi San per recarci al
cimitero di Tama (Tama bochi, il più
grande cimitero del Giappone) a rendere omaggio alla tomba del co-fondatore del
Reiyukai (con Kimi Kotani), Kubo Kakutaroo.
Un momento toccante e formale e un gesto di grande gentilezza nei confronti di
noi ospiti. Dopo un ottimo pranzo, il pomeriggio prevede un programma di
tutt’altro tipo: la visita al Museo Ghibli
(uno dei più visitati della città) creato dal regista di cartoni animati
Miyazaki Hayao.
Ls poetessa Higuchi Ichiyo (ritratto esposto all'Ichiyo Memorial Museum). Il volto di Ichiyo dal 2004 appare sulle banconote da 5000 yen . |
Tama bochi |
Al Museo Ghibli non si entra senza prenotazione... |
... e bisogna prenotare mesi prima! |
La pagoda al Mirokusan |
Durante i seminari, ciò che mi colpisce è l’energia dei
giovani oratori, la loro passione, la loro determinazione a migliorare la loro
vita, a seguire esempi positivi. Ogni loro parola nasce dal centro dell’addome,
come se stessero recitando il sutra, da cui traggono quotidianamente forza. Mi
colpisce la loro capacità di adattarsi umilmente e sorridenti a ruoli diversi.
camerieri, lavapiatti, facilitatori ed accompagnatori, portieri, oratori.
Bravi, davvero bravi. Traducono in azione quotidiana lo spirito del sutra, come
dev’essere. Quanta maturità nella loro giovinezza, nei loro abiti sobri. E poi
li vedo, dopo che il ristorante è stato pulito, giocare, gridare allegri, fare
foto buffe come i più spensierati ragazzi del mondo, felici di divertirsi. E’
un piacere, sono quasi commossa. Forse il mondo è già salvo, perché la Terra,
nel suo adattamento climatico di difesa e riadattamento ai nostri veleni, non
potrà inghiottire uomini e donne così, no. Farà di tutto per salvarli così come
loro, semplicemente tenendo pulito il loro cuore, stanno salvando lei.
Quest’anno la salute m’impedisce di partecipare alla
processione che lungo la scalinata bianca conduce ai piedi del mausoleo
dedicato a Kimi Kotani. Raggiungo il tempio superiore nel pulmino con Anna e
Teiko.
Il Budda Mayatraya nella grande pagoda. |
L’attimo culminante delle due giornate è l’accesso al
cortile interno in cui svetta la grande pagoda, visibile solo parzialmente fino a quando non si varca
la soglia che la rivela in tutta la sua elegante maestosità. Siamo tra le
ultime della fila. Ci viene concesso di fermarci più a lungo dell’anno scorso
davanti alla vetrata dietro a cui lo spazio è dominato dall’imponente statua
del Budda Mayatraya, quello che tutti possiamo diventare, il Budda dentro di noi. Che
espressione aveva Mayatraya quando lo hai guardato?, ci chiedono. Una serena
severità, un’austera calma. Lo sguardo
che vedi in lui è quello che tu hai verso di te.
Nel cuore dello Shakaden a Tokyo ci aspetta un altro momento importante: l’apertura della grande
statua dorata del Budda storico, Shakamuni,
un onore nei confronti di noi ospiti di cui forse, imbevute della nostra
cultura, non ci rendiamo conto appieno. E’ il Signor Roppongi a guidare la
recita del sutra durante la cerimonia. E qui ci accoglie il saluto della
Signora Murata, shibuchoo del Nono Shibu.
Prima del pranzo seguono le foto di rito davanti alla
grande bocca dello Shakaden: struttura
moderna dalla bellezza inquietante, simile ad un drago dormiente pieno di segreti, enorme
eppure nello stesso tempo perfettamente nascosto tra i grattacieli a pochi passi dalla Tokyo Tower. Nel
pomeriggio l’ultimo momento ufficiale, e stavolta le protagoniste siamo noi,
Anna ed io: è il momento del feedback finale attorno al tavolo con la Signora
Murata, Teiko, i coniugi Roppongi, Kakuta San e il nostro
traduttore..
Sia Anna che io diciamo apertamente tutte le nostre
impressioni, sperando che nessuna delle nostre parole possa offendere in alcun
modo i nostri ospiti.
Due passi in kimono al Kaminarimon |
Nel tempo che resta cerco di mostrare ad Anna il poco che
conosco della città.
In compagnia del Signor Kakuta siamo state al Kaminarimon e ai giardini imperiali. Io la accompagno al Tempio Zojoji, in cui una parte dell’ampio cortile è occupato dal toccante e coloratissimo cimitero dei bimbi nati morti.
Proseguendo poi attraverso un parco attiguo attraversiamo un boschetto da fiaba, tutto illuminato con piccole luci dorate, per arrivare infine alla Tokyo Tower.
Un altro luogo, scoperto l’anno scorso grazie a Lorenzo, è l’area di Roppongi Hills, anche questo facilmente raggiungibile a piedi dallo Shakaden. Arriviamo all’imbrunire e l’elegante via principale è in festa: bancarelle e una folla di uomini e donne in kimono. E’ un bagno nei colori, nella seta, nelle luci, che culmina al cinquantaduesimo piano del grattacielo di Roppongi:
Il panorama dalla vetrata è semplicemente
fiabesco. Anna è felice ed io lo sono per lei. Ai piedi del palazzo, due passi
più in là dalla festa karaoke di kimoni che danzano e cantano, ci sdraiamo
sull’erba immerse nella pace di un piccolo parco. Davanti a noi un grande
albero sovrastante un minuscolo laghetto e un tavolino a cui siedono due
ragazze in kimono, ridendo e scherzando coi loro cellulari in mano, in uno
splendido quadro in cui antico e moderno si fondono in un unico bellissimo
cuore.
(Testo di Enea Grosso per "Inner Trip"; foto di Enea Grosso e Anna Arietti)
In compagnia del Signor Kakuta siamo state al Kaminarimon e ai giardini imperiali. Io la accompagno al Tempio Zojoji, in cui una parte dell’ampio cortile è occupato dal toccante e coloratissimo cimitero dei bimbi nati morti.
Cappellini colorati e fiori per le tombe dei bimbi nati morti |
Proseguendo poi attraverso un parco attiguo attraversiamo un boschetto da fiaba, tutto illuminato con piccole luci dorate, per arrivare infine alla Tokyo Tower.
Alberi d'oro al The Prince |
Tokyo Tower |
Un altro luogo, scoperto l’anno scorso grazie a Lorenzo, è l’area di Roppongi Hills, anche questo facilmente raggiungibile a piedi dallo Shakaden. Arriviamo all’imbrunire e l’elegante via principale è in festa: bancarelle e una folla di uomini e donne in kimono. E’ un bagno nei colori, nella seta, nelle luci, che culmina al cinquantaduesimo piano del grattacielo di Roppongi:
Atmosfera di festa a Roppongi Hills |
Danze e karaoke in kimono |
La Tokyo Tower vista dall'altro di Roppongi Hills |
(Testo di Enea Grosso per "Inner Trip"; foto di Enea Grosso e Anna Arietti)
P.S.: "shibuchoo" significa letteralmente "capo di shibu"; gli "shibu" sono i vari gruppi che compongono il Reiyukai e noi eravamo ospiti del Nono Shibu, presieduto a livelli diversi dal Signor Roppongi e dalla Signora Murata.
"San" = Signor, Signora
"Uchi ni imasu" = sono a casa, mi sento a casa
"Doomo arigatoo gozaimashita" = il grado più onorifico per dire "grazie".
"San" = Signor, Signora
"Uchi ni imasu" = sono a casa, mi sento a casa
"Doomo arigatoo gozaimashita" = il grado più onorifico per dire "grazie".
Asakusa |
http://reiyukaiglobal.org/
lunedì 16 settembre 2019
Picnic al cimitero
Quello che vedo da lontano, passeggiando lungo il viale in compagnia di uno stormo di oche Facciabianca, pare un muro qualunque, infinito, in pietra, alto quanto basta per negare la veduta oltre. Un limite che rimuovo al primo cancello, afferrandone la maniglia. Ed è un fruscio creato ad arte quello che sento, un richiamo. Non so cosa mi aspetti. Lo inseguo fra i cespugli. Sento che sarà un esseruccio dallo sguardo vispo. Ed eccolo. Appartiene a uno scoiattolo dagli occhi e orecchie grandi. Fugge via, ma non mi teme, mi dà tempo per non smarrirmi. Lo sento interessato a scroccarmi qualcosa di goloso. Gli scatto fotografie e lo lascio sul ramo a mordicchiare un seme che trattiene con le zampe anteriori. Lui mi guarda borioso come se avesse assolto a un compito. È una sensazione che non comprendo.
domenica 15 settembre 2019
Rosari
Tokyo, Zojojii. Foto di Anna Arietti |
Quest'estate solo un lento
sgranare di rosari
Misteri dolorosi
non ci sono
E' come camminare
a piedi nudi
sulla luce aguzza
delle stelle.
(Enea Grosso)
A summer spent
telling in silence
my beads
There are no
painful mysteries
It's just somehow
like walking
barefoot
on the sharp
keen light
of the stars.
(Enea Grosso)
A summer spent
telling in silence
my beads
There are no
painful mysteries
It's just somehow
like walking
barefoot
on the sharp
keen light
of the stars.
(Enea Grosso)