Nella seconda pagina del finnico, avvezza ai nostri timoni, mi aspetto fotografie arroventate, politici in posa famelica, disgrazie sanguinolente. E invece toh! c’è un’immagine a tutta pagina che ritrae due donne sorridenti in bicicletta. L’impatto è positivo ancora prima di tradurre il testo. In terza mettono richiami alle pagine che seguiranno. Fanno riferimento a un fatto di cronaca con uno scatto quasi anonimo. Non avverto esaltazione e stravolgimento.
Scorro ancora e scopro pagine scritte fitte fitte, prive di immagini. Roba che da noi verrebbe utilizzata soltanto per accendere il barbecue.
Si susseguono inchieste, interviste, reportage che impegnano due pagine, con fotografie che favoriscono la comprensione (non riempitive, come volentieri accade da noi). Approfondimenti che scandagliano il Paese e il mondo da vicino.
Nel giornale sento dialogo. Scambio di conoscenza. La popolazione si racconta. C’è arricchimento.
Della cronaca non se ne deve fare un trofeo, uno specchietto per allodole, una briglia per condurre a passeggio il lettore. Perché se in certe situazioni fa comodo farsi leggere, ossia far veicolare l’opinione della testata, in altre, più infime, stupidotte, da gossip, si dà al lettore ciò che più lo trastulla.
Il giornale italiano “apre” la prima pagina con un articolo di Politica a cui dedica pure i pezzi di spalla e di fondo. Il taglio medio lo assegna a un fatto avvenuto in un altro continente, ma la fotografia a corredo non manca di mostrare una benda macchiata di rosso, che evoca sangue e che ovviamente attira l’attenzione se la mente non è educata a scegliere. L’articolo di taglio basso è un corsivo, commento ironico a una notizia, ancora di politica. Ci sono poi i box, i riquadri con breve testo che anticipano una notizia e rimandano alle pagine interne, che nello specifico fanno riferimento a due disgrazie. La seconda, la terza, la quarta, la quinta e la sesta pagina parlano di politica. Settima pubblicità. Ottava, nona politica. Decima pubblicità. Trovo poi Cronaca, in cui balzano parole come protesta, abuso, vittima. Segue Economia. Per leggere di Cultura si supera pagina trenta (due paginette e di quella un po’ noiosa, per dotti tanto). Ci sono Sport (tre pagine, pochine, giustificate dal periodo vacanziero), Spettacoli (due pagine, non giustificate) e appuntamenti Tivù.
Non idolatro la stampa altrui, che avrà le sue pecche. Però mi scuote. Chiedo informazione per crescere. Cultura. Arte. Sport. Scienza. Economia. E Politica, ma su fatti degni di nota. La campagna elettorale si fa su progetti ultimati.
Voglio stare fra la gente, con le persone. Confrontarmi.
La cultura porta con sé una lanterna accesa, luce per la mente. Tutti lo sappiamo. Ricordiamocelo spesso.
Anna Arietti
(testo e fotografie)
Ho scelto un’immagine di copertina “tranquilla”.
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