“Sono stato in molti posti, ma in Piemonte ho trovato l’amore e mi sono sposato. Nella vita ho fatto diversi lavori; non sono mai rimasto senza fare nulla: dal muratore all’impiego in una fabbrica di materiali edili, finché un giorno mi sono trovato in mobilità - racconta -. Ho fatto cinquantamila domande, ma le risposte, se arrivavano, rimandavano ad un nulla di fatto. Poi c’è l’età, sembra che gli anni siano troppi. Allora ho pensato: provo con un’attività mia”.
Eugenio ha dovuto seguire un corso per ottenere la licenza ed è stato tutt’altro che facile. “Parto con un negozietto, mi sono detto, e spero vada bene, perché tanto con le mani in mano non ci sto. Ho dovuto superare un esame scritto e uno orale. Mi hanno fatto una testa come quella di un palombaro; studiavo pure di notte. Avevo dei libri spessi - e ti fa segno con le mani, dei tomi proprio -. Alle prove ero agitato, loro invece volevano che parlassi sciolto. Alla fine però ho superato gli esami. Adesso posso dirlo: è stato giusto così, è stata una buona scuola. Mi sono trovato bene”.
Dal negozio entrano ed escono uomini e donne affaccendati, con tanto di borse della spesa al braccio. È venerdì, in paese è pure giorno di mercato, ma questo sembra non influire sull’attività.
“Chiedo spesso ai clienti di farmi sapere come si trovano da me, cosa desiderano, cosa posso fare per migliorare il servizio e loro sembrano apprezzare. Mi chiedono soprattutto prodotti di stagione e che siano italiani. Dal canto mio, quando compro, assaggio. Se un melone sembra una rapa, non lo prendo. Tengo pure qualcosina di generi alimentari e sono aperto di domenica dalle 7.30 alle 12.30. Ci vuole un po’ di tempo per farmi apprezzare e per conquistare la fiducia delle persone - ti spiega tranquillo Eugenio, facendo sentire che è un uomo con la testa sulle spalle, che ci tiene davvero -. Al limite, se poi proprio non va, mi sposto. Intanto mi prendo un ‘attimino' per capire. Lo so come girano le cose, di lavoro non ce n’è e il soldo è scarso. La gente di conseguenza spende poco, ma il lavoro dovrebbe bastare per tirare avanti, per poter sostenere la famiglia”.
“Chiedo spesso ai clienti di farmi sapere come si trovano da me, cosa desiderano, cosa posso fare per migliorare il servizio e loro sembrano apprezzare. Mi chiedono soprattutto prodotti di stagione e che siano italiani. Dal canto mio, quando compro, assaggio. Se un melone sembra una rapa, non lo prendo. Tengo pure qualcosina di generi alimentari e sono aperto di domenica dalle 7.30 alle 12.30. Ci vuole un po’ di tempo per farmi apprezzare e per conquistare la fiducia delle persone - ti spiega tranquillo Eugenio, facendo sentire che è un uomo con la testa sulle spalle, che ci tiene davvero -. Al limite, se poi proprio non va, mi sposto. Intanto mi prendo un ‘attimino' per capire. Lo so come girano le cose, di lavoro non ce n’è e il soldo è scarso. La gente di conseguenza spende poco, ma il lavoro dovrebbe bastare per tirare avanti, per poter sostenere la famiglia”.
Il locale ha sempre ospitato un negozio di generi alimentari e quindi è un punto di riferimento. Il precedente gestore, andato in pensione, è comunque presente. “Passando il timone, ha dimostrato di apprezzare il mio modo di fare e mi fa piacere. Mi dà anche dei suggerimenti. È contento di vedere che l’attività prosegue. Si diceva del volantino - conclude sorridendo Eugenio - . L’ho pensato una sera con mia moglie. Che nome diamo? In tivù parlano sempre di benessere, di buon mangiare, degli ortaggi che fanno bene, e allora ‘cià che metto questo’: i colori della salute. L’idea è nata così e avrei voluto aggiungere pure il disegno della frutta e della verdura, ma costa”.
Anna Arietti
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Complimenti, Eugenio! Brava, Anna.
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