Lavorano tutti di buona lena. C’è chi ci dà dentro di rastrello e chi addirittura si dà da fare con l’uso delle sole mani. Sono gli studenti dell'IIS "Gae Aulenti" di Biella, corso Agrario, che in questi giorni sono alle prese con il progetto di recupero del parco comunale “Emilio Reda” di Valle Mosso, usufruendo del percorso di alternanza scuola-lavoro.
“È un’attività diversa dal solito, educativa e di svago, intanto si fa pratica con il mestiere” dicono Andrea e Nicholas, del quarto anno, incontrati all’ingresso del parco. Poco oltre Francesco Troncale, il tecnico agrario che li segue nelle attività pratiche, spiega che è un’esperienza formativa, che aiuta a riconoscere le piante e avvia alla pratica della potatura, perché è importante saper fare, oltre che conoscere. Salendo ancora, siccome il parco si sviluppa sul versante di una collina, s’incontra Filippo, un altro studente, avvolto in una felpa azzurra, intento a estirpare rovi sul prato. Non dimostra entusiasmo con quel suo “vabbe’ si fa”, ma intanto non demorde.
Superato il primo tornante, Alessandro Corbellini, docente di Tecnica vivaistica, piazza dritte sul da farsi ed è di buon umore: “È una bella opportunità; si fa il possibile per tenere viva l’attenzione sul parco - dice -. Chissà che si faccia vivo un benefattore pronto a darci un milione di euro, così restauriamo come si deve”. L’area ha comunque già un aspetto ben diverso dalla prima visita e la popolazione di Valle Mosso dimostra di apprezzare “Questa mattina alle sette e mezza c’erano già diversi curiosi fuori dal cancello - prosegue l’insegnante -. L’intenzione, ultimato questo primo intervento di bonifica, è di ripristinare la vegetazione come ipotizziamo potesse essere in origine, con nuove piantumazioni”.
Del parco però non esiste molta documentazione, come ribadisce l’assessore Eusebio Fantini, presente anche lui sul posto. Si farà probabilmente riferimento ad altri interventi del progettista Roda, che nel Biellese sono venticinque.
Intanto Corbellini decanta alcune essenze: una conifera considerata rara, come la Sciadopitys verticillata, una varietà di tuja, una di sequoia e segnala la Osmanthus, che in autunno propone fiori piccoli e profumatissimi; sentenzia poi la fine di altri arbusti indicati come particolarmente infestanti. Si rifà infine a dettagli raffinati negli elementi di arredo, dalle statue realizzate in pietra vicentina, dallo sguardo dolcissimo, ai tronchi in simil legno riprodotti sulle panchine, alle grotte imitate egregiamente, fino al suggestivo laghetto. L’area occupa una superficie di 10.700 metri quadrati.
“Negli anni Cinquanta, nel parco, a Pasqua si usava nascondere le uova, che poi noi ragazzi dovevamo individuare - ricorda divertito Fantini -. Di solito però vincevo io, perché a nasconderle era mio padre”.
L’iniziativa di recupero del parco si realizza grazie alla concertazione fra la scuola, di cui è dirigente Cesare Molinari, con la collaborazione della coordinatrice agraria Carla Minazio, dei docenti, oltre ad Alessandro Corbellini, Michelangelo Regis, Gianpaolo Falletti e di Marco Godone, e l’amministrazione comunale di Valle Mosso, che a sua volta dimostra trepidazione. Il sindaco Cristina Sasso, raggiunto telefonicamente, aggiunge: “Ospitare quarantacinque ragazzi, come oggi, che tornando a casa parleranno dell’impegno portato avanti a Valle Mosso, è per noi motivo di soddisfazione, che farà del bene a tutto il territorio. Si fa cultura e si crea conoscenza”.
Anna Arietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La presentazione si è svolta lo scorso febbraio. Il parco viene restaurato con il proposito di farlo rientrare negli itinerari dei giardini storici più belli d’Italia.
Nessun commento:
Posta un commento