Non c’è verso. L’unica fotografia concessa è presa di sbieco. Eppure Elvira sorride spesso ed ha il carattere per stare dietro al banco di un negozio di generi alimentari, quello che ha aperto da meno di un mese a Croce Mosso. Saltella di continuo, dall’affettatrice alla bilancia alla cassa. Dalla battuta pronta non si tira indietro, neppure se c’è da improvvisare uno sketch canoro, come quando entra un tizio con il quale intona “mi dispiace devo andare via, ma sapevo che era una bugia”, riprendendo la canzone che passa alla radio. Rende merito alla professionalità, quella vera che impegna senza guastare la vita.
“Non posso fare altro. Se dovessi lavorare in fabbrica impazzirei - racconta -. Fra negozio e locanda sono impegnata fino a quattordici ore al giorno e alla sera sono piatta, ma felice. In questo mestiere si diventa spugne, si assorbe tutto, il bello e il brutto, perché le persone ti rendono partecipi delle loro vicende. Ritornando alle foto, proprio non se ne parla. Le detesto da sempre. Quelle della prima comunione non le ho volute fare, per quelle del matrimonio sono stata costretta. Altre non ne voglio”.
Elvira ha 52 anni e da quattro e mezzo gestisce, oltre al negozio, l’annessa locanda bar pizzeria. In precedenza ha lavorato per trent’anni nelle mense aziendali biellesi. “L’idea di aprire una bottega di generi alimentari e panetteria nasce per andare incontro alle necessità delle persone, per offrire un servizio, tanto con la locanda sono comunque presente”.
Il negozio si affaccia sulla provinciale a ridosso del campanile pendente che accompagna l’andirivieni di turisti e sportivi verso la Panoramica, fino a Bielmonte. “L’attività funziona e la gente l’ha presa bene”. “Sì, ma dovevi aprirla a Valle Mosso - aggiunge un uomo, bevendo caffè -. “Per niente - lo riprende lei -. Sono nata a Torino, ma vivo a Croce Mosso da quando avevo quattro anni e qui voglio rimanere. Anche se non mi sento per nulla Biellese. Non fraintendere. Per me tutto il mondo è paese. Non ce l’ho con nessuno - e se ne sgattaiola via per suggerire un prodotto". Comunque, nelle vene le scorre sangue emiliano e pugliese, di certo più caldo di quello locale.
Elvira imita benissimo il verso del cane, abbaia appresso alle persone; chi la conosce non ci bada o ride con lei. Un cliente di passaggio, invece, la guarda perplessa ed Elvira a modo suo si scusa: “No, non c’è nessun cane, non si preoccupi. Stavo scherzando”.
Le buste natalizie della Elvy, come la chiamano i più affezionati, sono gettonate. Lei continua a sorridere e a dispensare suggerimenti. “I piselli surgelati sono buoni come quelli dell’orto. Sì, gioia. Certo, gioia”. Entra un uomo: “Ciao stélin. Vuoi le erbette? Oh, porco faus, le ho finite. Mando subito un whatsapp con l’ordine urgente”. Avanti di questo passo, la giornata le vola via, mentre il sole di dicembre entra basso dalla finestra e porta l’attenzione sulle tende “confezionate” personalmente, di pasta. “Mi sono fatta un coso tanto - e allarga le mani fino a formare un cerchio -“.
“Sono appassionata di motocross e di rally, ma non voglio fare il pilota, perché ho paura. Quando avevo tempo andavo ad assistere alle gare. E poi mi piace ballare il liscio. Un bell’accostamento come il diavolo e l’acqua santa”. Una donna le lascia il resto e lei lo mette in un bicchiere pieno di monetine posizionato accanto alla cassa. “E’ il mio fondo pensione - dice, mentre se la ride -. Cosa vuoi, adoro questo lavoro e mi diverto”.
Anna Arietti
(testo e immagini)
Croce Mosso |