Se esistono molti modi di reagire alla malattia non ancora curabile, accade che quel dover riconsiderare la vita possa farsi dolce, in un percorso di crescita senza fine. Se capita poi di aggiungerci un po’ di inventiva e la capacità di giocare con se stessi, si ottiene un’esperienza unica dove il disagio entra nella vita, ma non la domina; anzi, crea nuove mete ribaltando situazioni che si pensavano scontate, come è accaduto a Gaia Squarci, 28 anni, e alla sua nonna Marisa Vesco, di Cossato, che è mancata dodici mesi fa, l’11 ottobre 2015, all’età di 85 anni, a causa di un tumore.
“Il colpo è stato forte - racconta Gaia -. Ho appreso che la nonna era malata di un cancro incurabile lo scorso inverno, mentre ero di passaggio in Italia, visto che per lavoro mi sposto spesso. Appena ho potuto sono tornata di nuovo a casa e per reazione istintiva, siccome la fotografia appartiene al mio quotidiano, mi aiuta a vivere le emozioni e a digerirle, belle o difficili che siano, avevo iniziato a ritrarla, a scattarle foto nei diversi momenti della giornata, nel suo mondo fatto di colori pastello che adorava e di cui si circondava, dagli arredi all’abbigliamento. Era diventato il mio modo di stabilire un contatto con lei nel momento in cui sentivo di perderla. La nonna lo aveva capito e si mostrava divertita”.
Gaia è fotografa e video-maker, realizza documentari, lavorando fra Milano e New York. L’immagine è un mezzo di comunicazione, ma anche un modo per conservare i momenti che altrimenti scivolerebbero via.
“La nonna, vista l’età, non era stata sottoposta a chemioterapia, ma non aveva neppure sofferto come accade ad altre persone nelle sue condizioni. Le siamo rimasti accanto, anche in un contesto domestico; si sentiva protetta dal nostro affetto. Con le foto abbiamo giocato, scoprendoci tenere e buffe, come altrimenti forse non sarebbe accaduto. Siamo cresciute insieme, come amava dire, nonostante valori e gusti differenti. Mi ha colpita il modo in cui ha saputo affrontare la malattia. Era una donna dall’aspetto distinto. Vissuta a Cossato, ci teneva ad uscire sempre ben curata e anche davanti all’obiettivo si era mostrata a suo agio, naturale, nonostante la condizione fisica difficile. Quel suo modo di porsi mi ha fatto riflettere sul significato di essere donna. La vecchiaia, anche in certi momenti di fragilità, porta serenità e saggezza. Nonna riusciva a prendersi in giro. Cosa che da giovani non accade; perché non si vive appieno per troppa insicurezza, dubbi e paranoie”.
La fotografia si è rivelata un valore aggiunto, che le ha avvicinate nella diversità. Punzecchiandosi, nonna e nipote si sono amate. Di recente poi, un editor ha notato i ritratti e Gaia si è sorpresa ad accettarne la pubblicazione, creando un seguito al loro vissuto, un’avventura tutta umana di condivisione e di conforto.
“Quegli scatti, così intimi, erano fatti per noi. Inizialmente non li avevo concepiti come un corpo di lavoro. Non amo i progetti che fanno leva sulla sofferenza, sulle immagini grafiche forti. Anzi, è proprio quel genere di narrativa che tendo a rigettare. La nonna però, con la sua pacatezza, già se lo sentiva; spesso, sorridendo compiaciuta, mi domandava “finirò su giornali di moda?”. Aveva quindi consapevolmente riposto molto fiducia in me, anche al cospetto del giorno in cui avrei potuto raccontare di lei, come sta avvenendo, ad un anno dalla sua morte. Il messaggio di amore per la vita che mi ha trasmesso con le foto, ora anche sul web, mi ha fatta crescere. Ho ricevuto diverse e-mail di persone che si sono sentite incoraggiate a condividere la loro storia. Una nonna, Marisa Vesco di Cossato, ha saputo far sentire meno soli altri che stanno a loro volta attraversando momenti difficili”.
Anna Arietti
Immagini di Gaia Squarci
Foto di copertina: Gaia con la nonna Marisa
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