domenica 30 ottobre 2016

Antiche notti dell'anima regni di fango e milioni di farfalle.




"C'è in Dio, qualcuno sostiene, una profonda, accecante oscurità"
(Henry Vaugham, poeta del XVII secolo citato dal Dott. Eben Alexander in "Milioni di farfalle", Ed. Oscar Absolute))

"Milioni di farfalle", Eben Alexander, Oscar Absolute. Traduzione di Maria Carla Dallavalle.

 In "Milioni di farfalle", il neurochirurgo statunitense Eben Alexander narra la sua esperienza di pre-morte in un'altra dimensione.
I suoi primi passi nell'aldilà si muovono  in quello che lui chiama il Regno della Prospettiva del Verme: un ambiente viscido e fangoso, scuro e senza uscita, popolato da filamenti simili a radici o vasi sanguigni che lui può agevolmente osservare intrappolato com'è in quel terreno umido e sporco come fosse un verme affondato nella terra.
Dapprima nulla lo turba, come se quella fosse una condizione naturale.
Ma ad un tratto inizia a percepire quel luogo come estraneo, ne avverte l'insopportabile odore di vomito e sangue, di feci e di morte, e vorrebbe andarsene. Ma dove? Non appena si pone quella domanda, ecco emergere qualcosa di nuovo in quella repellente oscurità senza uscita.


"...mentre mi ponevo quella domanda, dall'oscurità sovrastante emerse qualcosa di nuovo: non era né freddo né morto, né buio, ma l'esatto opposto di tutte queste cose. Se anche ci provassi per il resto della mia  vita, non sarei mai in grado di rendere giustizia all'entità che si stava avvicinando...non sarei in grado, neppure lontanamente, di descrivere quanto fosse bella. Ma ci proverò".     


 Da quell'istante ha inizio il suo  viaggio nei "regni superiori", in volo con la sua guida celeste su enormi  ali  tra milioni di bellissime farfalle, fino ad accedere ad una sorta di "utero cosmico" in cui percepisce Dio come "un buio fitto straripante di luce".


Durante il suo viaggio, suo malgrado dovrà fare più volte ritorno al Regno della Prospettiva del Verme;  ma  di volta in volta si sentirà sempre di più come un visitatore in grado di osservare con distacco quel fango mostruoso, senza più sentirlo come parte di sé, senza esserne nuovamente intrappolato. Lo percepirà per quello che é: uno dei tanti piani dell'esistenza necessari all'evoluzione e alla crescita. E riuscirà sempre più agevolmente a risalire alle porte del cielo, avendo appreso  che  "conoscere e pensare a una cosa è tutto ciò che serve per avvicinarsi ad essa".

"...dopo essere tornato nel regno inferiore, mi ci volle parecchio tempo per scoprire che effettivamente avevo un margine di controllo sul mio percorso, che non ero più intrappolato, (...) Ad un certo punto, immerso nelle profondità oscure, mi trovai a desiderare che tornasse la Melodia Avvolgente. Dopo un iniziale sforzo per ricordare le note, la musica meravigliosa e la vorticante Sfera di luce da cui sprigionava sbocciarono nella mia consapevolezza. Penetrarono ancora una volta nella melma gelatinosa, e io cominciai a salire".




 Nelle notti dell'anima e nei regni oscuri, quanti demoni gorgogliano nel fango.
Forse nel loro rozzo linguaggio primitivo  ci stanno solo  urlando a squarciagola che è tutta un'illusione, che non ci sono prigioni,  di guardare un po' più su, d'immaginare uno sprazzo di bellezza.
Forse sono anche loro  creature di luce in cammino insieme a noi.

 Ci sono sere buie che preludono a notti ancora più oscure e ad albe che sono un'incognita - potrebbero essere pigre e opache o forse premurose dispensatrici del coraggio che stavamo cercando, di energie inaspettate, di inattese aperture al futuro. 
 Ci sono notti che stridono fortemente - quasi sogghignando - con tutti i fantastici milioni di minuti in cui si è viussuti ricevendo e donando luce, o almeno cercando di farlo.
Ci sono notti come questa, in cui non solo non si vorrebbe essere mai nati, ma si vorrebbe morire all'istante, sparire dalla faccia della terra senza poi in qualche modo rinascere  nel regno dello spirito. Volatilizzarsi. Senza traccia sulla terra.
 Senza traccia nel cielo.
 Senza traccia del ricordo di nessuno.
 Senza traccia nella memoria di Dio.
 Essere il mulla.
 Sciogliersi insieme alle proprie lacrime, come la neve che scivola a valle con i ruscelli e si mescola alle loro acque limpide e nessuno se ne accorge.
 Liquefarsi alla carezza delle lacrime come una statua di sale insieme a tutto ciò che si è, a tutto ciò che gli altri pensano che tu sia, assieme ai volti delle persone per sempre vive nel proprio cuore, insieme alle decisioni prese e da prendere che ti schiacciano l'anima.
 Disintegrarsi sotto al peso insostenibile della propria debolezza, e con essa morire per sempre.
 Tutto questo è rinchiuso in una sera che sembra non offrire altri confini se non quelli delimitati da altissime muraglie a cui nemmeno il cielo può sfuggire.
 Non più confini di paesi nuovi.
 Non più persone care da conoscere.
 Non più amici nuovi a cui donarsi.
 Non più dolori contro cui lottare.
 Non più momenti - sebbene infantili - di ribellione.
 Il Nulla è il vestito da sera dell'anima, in una notte come questa, e manette e catene e lucchetti senza più chiave sono i suoi gioielli. Una notte che speravo di non incontrare mai, in cui a  ben poco serve il mio mondo fatto di fiori e di fili d'argento...
 (Enea Grosso,da "Fili d'amore", Ed. Fonopoli, 2001) 
  


Tutto sembra perso
il cuore consumato
l'anima un lenzuolo abbandonato
ai confini del mondo
Poi all'improvviso
torna il cielo.

(Enea Grosso)
 
"Non portatemi via i miei demoni: potrebbero fuggire anche i miei angeli".
(Reiner M. Rilke)



   Un ringraziamento al fotografo Fausto Majocchi per aver messo a disposizione le immagini del suo arichivio.

mercoledì 12 ottobre 2016

L'inverno


Galaverna in baraggia a Masserano

Non si può non amare l'inverno,
col freddo incastonato
nel ghiaccio
ricamato dal sole.

(Testo e immagini di Enea Grosso)

Parco della Burcina (Biella, 2012)

martedì 11 ottobre 2016

Quando la vita si fa dolce


Se esistono molti modi di reagire alla malattia non ancora curabile, accade che quel dover riconsiderare la vita possa farsi dolce, in un percorso di crescita senza fine.

venerdì 7 ottobre 2016

giovedì 6 ottobre 2016

Una foglia di vite

vitigno Barbera
vitigno Freisa
Le foglie di vite non sono tutte uguali. Nel vitigno Barbera si presentano pentalobate; nel Freisa sono a tre punte. Soltanto chi ama il proprio mestiere sa far scoprire la bellezza di un dettaglio. Ti dicono “osserva il grappolo del Barbera: è a forma piramidale, compatto. Gli acini sono ovoidali. Prendine uno, assaggia - e ti sporgono il grappolo, senza staccarlo, come se fosse fragile, di cristallo -. E’ ricco di sostanza; senti la dolcezza, il profumo di rosa e di viola”.
E tu rimani perplessa. C’è tutto, o quasi, perché quel sentore floreale proprio non ti arriva. Lo immagini soltanto.
“Ammira la parete fogliare del Nebbiolo. E’ troppo bella da vedere con quel suo portamento eretto - aggiungono, come se ti stessero accompagnando per mano -. L’uva è eccezionale, di un rosso fantastico, darà un vino elegante”. Ti sorprendi coinvolta in un mondo di cui non capisci un granché.
Poi ti spiegano i passaggi della vinificazione, arricchendoli di note storiche e di aneddoti di cultura popolare. Non finirebbero mai di includere nel discorso quel qualcosa in più, perché i primi ad essersi smarriti nel ritratto sono loro.
Improvvisamente ti appare davanti una strada nuova, mai notata prima. Come avviene in natura, nell'evoluzione della specie, ti rinnovi. Ti entusiasmi per la finezza di un dettaglio. Una foglia di vite.












fotografie e testo di Anna Arietti

Le porte segrete





Le porte segrete 
dei mari di luce
si schiudono nel fiore
che sboccia.

(Enea Grosso)


mercoledì 5 ottobre 2016

In grembo all'universo

Cone Nebula (2500 anni luce dalla Terra), foto del libro "Expanding Universe", Ed. Taschen


In grembo all'universo
c'è il volto del silenzio
e sorride.

(Enea Grosso)

NGC 1999 (1500 anni luce dalla Terra), foto del libro "Expanding Universe", Ed. Taschen
Le foto sono del libro "Expanding Universe - Photographs from the Hubble Space Telescope"- Ed. Taschen

lunedì 3 ottobre 2016

Le cascate di gioia

 Le cascate di gioia
si tuffano nei  mari
traboccanti di stelle
dove tutto è magia.
Io non le ho mai viste
- ma certo sono quelle
le fonti dove danzano
le gocce di poesia.

(Enea Grosso)

Fontana al giardino botanico La Concepciòn a Málaga