“È uno studio interdisciplinare, dove percorsi storici, di psicologia e soprattutto di filosofia si incontrano e si completano vicendevolmente - spiega la professoressa, che collabora anche con il dipartimento di Culture, Politica e Società, è membro del Comitato scientifico del Centro discipline di studi sulle donne ed è autrice di diversi testi -. Evidenziare l’approccio utilizzato aiuta a definire la creatività intellettuale della Wolff”.
Per inquadrare lo spazio temporale in cui si svolge la ricerca, si ricorda che alla psicanalista svizzera, seppure benestante, è negata l’iscrizione all’università, ritenuta dal padre un ambiente non adatto ad una donna. Siamo agli inizi del Novecento. La Wolff riesce però ugualmente a seguire i corsi. Negli anni successivi, in preda ad una depressione, la Wolff viene curata da Carl Gustav Jung in persona, il quale vedrà poi in lei un prezioso aiuto per le proprie analisi e un appoggio durante un personale periodo di difficoltà, che creerà una forte intesa fra i due.
“Si parla poco delle donne che hanno svolto ruoli importanti nella ricerca junghiana. Di Tony Wolff, un po’ per la sua riservatezza e un po’ per le sue idee fin troppo innovative per l’epoca in cui visse, si sa davvero poco. La mia esplorazione propone l’impegno della psicologa sviluppato nelle opere, anche se per il divieto paterno non si è mai laureata. E’ chiara, da parte mia - conclude Piera Vaglio Giors -, la volontà di farla conoscere al pubblico, di farne comprendere l’elevata valenza in campo psicoanalitico e di avviare nuovi possibili percorsi nella ricerca di genere”.
Lo studio “Toni Wolff: una junghiana dimenticata” è stato pubblicato da Moretti & Vitali sull’ultimo volume della rivista di scienze umane “L’Ombra”, intitolato “La scrittura e l’anima”.
Anna Arietti
(testo)
Immagine di copertina messa a disposizione da Piera Vaglio Giors
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