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mercoledì 31 agosto 2016

La borgata con un solo abitante


Sempre più intolleranti a tutto, compresa la mosca che si posa ripetutamente sul braccio, viene voglia di cercare appigli che ci smentiscano. Che scovino belle persone. È allora che, il giorno in cui si finisce in una borgata di Curino sulle colline del Biellese Orientale, si ha la percezione di essere in un luogo un po' speciale.

Già le cinque o sei case, circondate da prati ben rasati, piante e fiori sistemati qua e là, rimandano il pensiero a un pezzo di paradiso; a contare i residenti poi, si fa ancora più in fretta: uno soltanto. Se ne sono andati tutti, tranne Heidi, l'unica che ha scelto di restare, anche dopo che le è mancato il marito. Originaria della Valle di Mosso, due passi più in là, i vicini di casa la chiamavano “forestiera”; ironia della sorta ora tocca a lei prendersi cura del borgo.

“Io sono il sindaco e ho tre gatti e un cane, come assessori” dice, ridendosela di gusto. Sembrerebbe una decisione coraggiosa la sua, invece, ad ascoltarla, si comprende che non poteva andare diversamente. “Non ho paura ad abitare qui - spiega -. Quando viene a trovarmi mia sorella, le viene il magone. Ma va la! le rispondo io, che sto benone”. Come biasimarla; chi non vorrebbe poter vivere con le porte spalancate. 

Alcune abitazioni sono seconde case, altre sono in vendita, ma è difficile sistemarle. “I proprietari chiedono parecchio denaro – commenta, mentre si passeggia con tutta la 'giunta' al seguito -. Quelli che vengono a vederle, poi desistono. Tutte le frazioni di Curino sono messe così. Spiace perché sono troppi i giovani che non mostrano interesse e finiscono per lasciarle ammuffire”.

Ancora non è stato detto, ma Heidi è un nome di fantasia, da lei scelto, perché, da buona burlona, oltre a sentirlo adatto alla storia, funge anche da tutela. “Meglio non esagerare col fare la sborona, visto che vivo isolata - aggiunge, pregustandosi la battuta successiva –. Il vero guaio è che non posso litigare con nessuno. Quando arrivano certi giorni storti, se ne devono poi andare con le pive nel sacco. A far girare le scatole a volte ci si mettono gli assessori, le mie pesti, ma sono anche una grande compagnia. Chi è solo? Qui c'è il mondo. Arrivano in tanti, quasi sempre alle solite ore: volpi, caprioli, cerbiatti, cinghiali. Sono piena di ghiri. Un giorno me ne è persino entrato uno in casa. Abbiamo discusso e poi, molto ragionevolmente, se ne è tornato suoi passi, in giardino. Ho avuto anche a che fare con un gufo rimasto impigliato in una finestra. Sono sempre impegnata. Quando vado a letto, alla sera, come mi corico così rimango; crollo addormentata”.

Ha ragione; non è sola. C'è la natura che scorre con i suoi silenzi patinati, fatti di sfarfallii, sibili, fruscii, tonfi. Si percepisce il senso della stima. Armonia. Persino la pianta delle ciliegie ha fatto una sua scelta. “Si è sposata con il prugno. E' stato mio nonno a farmela notare. I tronchi sono cresciuti insieme, fino a fondersi l'uno nell'altro - conclude Heidi -”. Ognuno però ha mantenuto integra la propria identità, sfoggiandola nella chioma. Un fenomeno raro nell'uomo: collaborare, rispettandosi.

La visita del borgo, in compagnia dell'intera “amministrazione comunale”, termina. La stradina che riporta in paese è stretta, ma verde, tanto verde, e le mosche, 'ste piccole mosche, non sono nemmeno noiose.

Anna Arietti
(testo e immagini)








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