Non c'è un luogo di ritrovo, niente bar. Non si vedono ragazzi in giro. Anzi, non si incontra proprio nessuno. Sembra un paese addormentato, nel bosco. Ma non è una fiaba. È Veglio, un paese di cinquecento, e sei, anime sulle colline biellesi. Perché mai allora se ne dovrebbe parlare, o peggio ancora, andarci?
La strada per raggiungerlo culla fra una curva e l'altra; offre a tratti scorci sulla valle, verdissimi, interrotti da macchiette, piccoli gruppi di case. Arrivati in piazza, la principale e forse l'unica, si trova subito tutto, roba da mettere in imbarazzo il navigatore satellitare: la chiesa, il municipio e persino il sindaco, che lo si incontra a chiacchierare con i suoi concittadini, stringendo mani. E' appena stato eletto. Fargli le congratulazioni con un bel sorriso, o a denti stretti, è d'obbligo. Qui avviene la prima stoccata: è giovane; avrà trent'anni. E' bello pensarlo mentre si farà i risvolti alle maniche della camicia per dare una mano a ripulire il tombino o a servire ai tavoli alla festa del santo patrono. Perché nei piccoli Comuni funziona ancora così. Il senso della comunità è forte, è vivo. Le beghe ci sono, è chiaro, ma sono il sale della vita.
In piazza c'è anche una fontana che zampilla acqua a gogò e mette addosso una certa effervescenza. Poco oltre, una donna con i suoi begli anni, cammina con l'ausilio di un deambulatore. Si dirige verso un negozietto di generi alimentali, l'unico in paese che ancora garantisce i beni di prima necessità. Qui l'aspetto commerciale arriva ben dopo. Prima si offre un servizio, si crea giovialità e qualche simpatico pettegolezzo, che non guasta mai. Al banco c'è Bruna. Dal suo viso traspare una serenità difficile da comprendere per chi non è di queste parti. Con orgoglio racconta del pane, dei grissini e dei biscotti di loro produzione. "Mio fratello Gioachino - dice -, il pane lo fa ancora come si faceva una volta, con la vecchia alvà, la lievitazione. L'impasto si prepara la sera prima e si lascia a riposare". L'agente chimico si chiama tempo. E qui c'è il secondo affondo, che spiazza. È un senso di benessere che arriva dritto al cuore e per un attimo ridicolizza tutti quelli che vivono più in basso, in pianura, e trascorrono i loro giorni a correre come matti appresso a tutto. "Il nostro pane è diverso - prosegue Bruna -; la differenza si sente. Le persone lo apprezzano molto, vengono anche da fuori a cercarlo". Come non crederle, anche perché ad arrivare da "fuori" non si impiega poi molto. Il paese è un pugno di case, ma averne di posti così. In negozio entra la donna incontrata poco prima, lungo la via, è la mamma di Bruna, si chiama Piera e ha 90 anni. Anche nei suoi occhi scorre una bella luce; sarà l'aria buona che ha respirato per tutta la vita perché è a Veglio che ha sempre vissuto e lavorato. "Il negozio è nato con mia mamma; di notte aiutava a fare il pane e di giorno lavorava al banco - prosegue Bruna -. Lei e il papà Marino hanno avviato l'attività almeno cinquant'anni fa. Adesso ci sente più poco e cammina a stento, ma la sua fonte di vita è ancora l'andirivieni della bottega: ogni giorno incontra i suoi affezionati clienti. Tant'è che alla domenica, quando è chiusa, va giù, si spegne". Lei, Piera, segue il discorso, rimane in silenzio, ma regala un bel sorriso.
Fuori, lungo la via, la tranquillità continua a farla da padrona. Ripercorrendo la strada che porta a valle viene la voglia di matta di invertire il senso di marcia, di gettare via le chiavi della macchina e il cellulare, almeno per qualche tempo. È così che schiocca la terza frecciata. Perché i piccoli paesi, come Veglio, fanno strani effetti: senza rendersene ben conto, riportano dolcemente ai valori dimenticati.
Anna Arietti
(testo e immagini)
Fuori, lungo la via, la tranquillità continua a farla da padrona. Ripercorrendo la strada che porta a valle viene la voglia di matta di invertire il senso di marcia, di gettare via le chiavi della macchina e il cellulare, almeno per qualche tempo. È così che schiocca la terza frecciata. Perché i piccoli paesi, come Veglio, fanno strani effetti: senza rendersene ben conto, riportano dolcemente ai valori dimenticati.
Anna Arietti
(testo e immagini)
I diritti relativi ai testi, alle fotografie e ai video presenti in questo portale, ove non diversamente indicato, sono di proprietà di chi collabora con noi e degli autori stessi.
L’utilizzo di piccole parti è concesso a condizione che venga sempre citata la fonte, nome e cognome dell’autore e questo sito web.
Siamo grati a coloro che ce ne daranno comunicazione.
Per informazioni o segnalazioni potete scrivere a cartabiancamedia@gmail.com