Ho ripescato dal pingue raccoglitore pieno di appunti un monologo del novembre 2005 scritto per svolgere un esercizio di scrittura assegnatomi dal Professor Marco Conti.
Lo pubblico oggi - 16 giugno - come minuscolo contributo al Bloomsday, il giorno in onore dello scrittore irlandese James Joyce.
Per lo meno potrebbero chiedere il mio parere, ogni tanto! Di che umore sei oggi?
Gradisci qualche cosa di caldo o di fresco? Preferisci vestirti di rosso e di bianco o potresti sentirti a tuo agio con qualche cosa di più discreto, magari un verdino tenue, con qualche sfumatura giallina?
Lo pubblico oggi - 16 giugno - come minuscolo contributo al Bloomsday, il giorno in onore dello scrittore irlandese James Joyce.
Foto di Cristina Bernardi (blog LaChicchina) |
Per lo meno potrebbero chiedere il mio parere, ogni tanto! Di che umore sei oggi?
Gradisci qualche cosa di caldo o di fresco? Preferisci vestirti di rosso e di bianco o potresti sentirti a tuo agio con qualche cosa di più discreto, magari un verdino tenue, con qualche sfumatura giallina?
Ed invece, macché…non se lo sognano neppure!
Scialbi individui
senz’anima e senza fantasia… Lo si capisce al primo sguardo.
Ecco qua: una splendida mattinata di sole, gli ospiti che scivolano pigri al tavolo bianco e azzurro in veranda, le
primule ai lati del giardino, tutto che parla di primavera…et voilà!
Vengo bruscamente risvegliato dai miei
vagheggiamenti bucolici da una doccia bollente di brodo giallino-epatite, con
degli occhioni di grasso che sembrano le pupille di un gigantesco fantasma.
Guai se respiro – ma
chi respira più, immerso di colpo in un bagno a 70 gradi? – guai ad un passo
falso, o il prezioso (si fa per dire !) liquido finirebbe in grembo alla
padrona di casa, o, forse peggio ancora, sulle primule appena sbocciate.
Ed allora eccoci avanzare quatti quatti in fila, io
tenuto ben in alto come se fossi un fragile gioiello in cristallo di Boemia (il
che mi riempie di un certo orgoglio, a dire il vero)...ma non si
tratta solo di brodo, ahimè, no. ..
Sulla brodaglia – nient’altro che
acqua di rubinetto sporca, puah... - galleggiano quattro stupidi cuscinetti
altrettanto giallini, insignificanti, in balia del dondolio dei passi sotto di
loro, inermi ed inerti come pesci scoloriti a pancia in su, poverini; e a
rendere ancor più ridicola e patetica la situazione, indossano dei frivoli
gonnellini frastagliati come i costumi delle signorine in spiaggia anni
cinquanta. Almeno un po’ di dignità, dico io…
Forse qualcuno si
rende conto del ridicolo e pietosamente cerca di mimetizzarlo con una
generosa spolverata di ottimo formaggio grattugiato.
Ma è la magia di un
attimo. Subito le briciole deliziose
svaniscono tra un occhione ed un cuscino... e tutto ritorna come prima.
Solo rimane una scia di profumo in superficie che per
fortuna basta a sedurre l’olfatto e ad ingannare il palato…
Inebriato
dall’aroma, persino io dimentico per un attimo
la verde freschezza di un piatto di lattuga, l’esplosione di colori e di
profumi delle insalate estive, l’allegria patriottica della pasta con pomodoro
e basilico, la delicatezza della crema di asparagi, la raffinatezza ed il bel
colore caldo di un risotto allo zafferano, il calore rassicurante e familiare
di una morbida polenta…Sogni, sogni…Per fortuna il ricordo di questo “brunch”
insipido e incolore si dilegua con le bolle di sapone di un bel bagno di
schiuma, e poi - evviva !- una bella doccia fresca ed un bel massaggio. Mi sento un
altro!
Stasera, sapete, è festa di primavera. Ho sbirciato in cucina,
mentre mi asciugavo nell’accappatoio: è tutto un tripudio di erbe e patate,
trifoglio e colori dei fiori di campo...
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