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sabato 28 maggio 2016

"Mai avrei pensato di poterlo fare"



A volte intraprendere iniziative fuori dall'ordinario spaventa. Poi ci si rende conto che la vera sfida stava soltanto nel decidersi, nell'osare, che sarebbe stata la vita a proporre l'esperienza giusta, tanto da provare gratitudine per averla affrontata. Piera Masuero, 56 anni, di Cossato, sa bene cosa significa. La donna è affetta da una grave forma di fibromialgia e da Mcs ad uno stadio iniziale; due patologie che le creano limitazione motoria, costringendola all'uso di una sedia a rotelle. A fine aprile, non senza timori, ha percorso sulle quattro ruote gli ultimi centoventi chilometri del Cammino di Santiago di Compostela, in Spagna, spinta a braccia dal marito Ivano, dalla figlia Chiara e da un gruppo di amici davvero speciali, incontrati strada facendo.

“In vita mia, nelle condizioni in cui sono, mai avrei pensato di poterlo fare; invece è accaduto e adesso provo un senso di rinnovato entusiasmo. Per questo motivo oggi mi racconto. L'idea è stata di Chiara, ma siccome a lei non piace camminare, il suo desiderio è stato accolto con favore, seguito da mille dubbi e tanta paura da parte mia. Ivano invece, subito convinto, si messo all'opera per attrezzare la carrozzella. Alla fine l'hanno spuntata loro; del resto senza di me non sarebbero partiti. Abbiamo raggiunto la Spagna in aereo. Il percorso è iniziato a Sarria”.

L'itinerario del Cammino di Santiago di Compostela, lungo complessivamente ottocento chilometri, è considerato Patrimonio dell'umanità dall'Unesco e conduce i pellegrini al omonimo Santuario, dove si conviene sia presente la tomba dell'apostolo Giacomo il Maggiore.

“Nel frattempo avevo visto su internet che, se non ce l'avessi fatta, avrei potuto spostarmi in autobus o in taxi - prosegue -. Il primo giorno abbiamo percorso quindici chilometri e sono stati pazzeschi. Pioveva forte e nonostante le protezioni eravamo tutti bagnati fradici e sporchi di fango. Non soltanto. A un certo punto ci siamo trovati di fronte a un guado. Il passaggio sul ponticello era ostruito da una pianta spezzata. Lascio immaginare lo sconforto del momento, soprattutto da parte mia, che già mi pentivo di aver accettato di fare il viaggio. La buona sorte però ci ha fatto incontrare Angelo, il ragazzo non poteva avere un nome più azzeccato. Ci ha aiutati tanto. Più avanti nel percorso, per affrontare una ripida salita, incredibilmente è arrivato in soccorso anche Benny, diminutivo di Benedikt, di nazionalità britannica. Il suo aiuto è stato provvidenziale. Senza di loro saremmo tornati a casa subito. I ragazzi, come dicono i loro nomi, sono stati i nostri 'angeli benedetti' fino alla fine del cammino. Intanto io mi sentivo davvero demoralizzata per aver messo in difficoltà la famiglia e quei due giovani, che alla fine trattavo come se fossero figli. E' stato a quel punto che è accaduto l'imprevedibile. Rivelando il mio disagio al gruppo, anche Angelo e Benny, che già avevano sulle spalle settecento chilometri, hanno ammesso di non avere più né entusiasmo né energia e che avrebbero interrotto il cammino se non ci avessero incontrati. Aiutando me invece avevano ritrovato la motivazione per proseguire. Devo dirlo, è stato un momento commovente; ci siamo abbracciati tutti”.

Il cammino è quindi ripreso in un clima sereno, fra canti e risate. Strada facendo, al gruppo si è aggregato ancora Marco, anche lui sopraggiunto al momento giusto, quando Chiara ha dovuto affrontare dei dolori per una tendinite.

“Arrivati a Compostela, lo ammetto, ho provato tanta vergogna per non essermi fidata del Signore, che certamente mi avrebbe aiutata ad affrontare il Cammino, così ho pensato di confessarmi. Con la mia storia ho commosso pure il parroco, che dandomi l'assoluzione mi ha chiesto di dare un bacio a tutte le persone che mi avevano aiutata. Beh, anche quel gesto di affetto mi ha avvicinata ancora di più alla famiglia. Viaggiare con il minimo indispensabile è stata un'esperienza utile - conclude Piera Masuero -. Tutto quello che ci serviva lo abbiamo sempre trovato. Quindi è proprio vero che spesso ci preoccupiamo troppo. Il mio desiderio, se guarirò, è di rifare lo stesso percorso con le mie gambe".

Testo di Anna Arietti
Immagini di Piera Masuero



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