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domenica 1 maggio 2016
"Francesca, at l'è nén dal marlus?"
"Francesca, at l'è nén dal marlus?"
"Aspetta che guardo (...) no, devi passare verso mezzogiorno".
"Oh, ma l'è trop tard. Lo mangio un'altra volta. Ciao Francesca".
"Ciao Mario".
Mi allontano di tre passi con un sorriso sulle labbra che non se ne vuole andare, per via di quel piatto di pesce che ben avrebbe accompagnato la polenta e, mentre mi avvicino alla frutta, sento un "Oooh, mica ta stè? Quant temp...” al quale segue "I stava nén tant bén...". Poi sfiorando una cassetta di mele, chi trovo? La Maria!
"Buongiorno", dico. "Bundì – risponde lei, ma mi guarda seria -. Ti conosco? T'è l'anvuda dal Sergio?"
"No, sono la nipote del Guido".
"Ah, sì, mi ricordo. La memoria fa brutti scherzi. Avrai l'età del mio Alessandro, neh?”
"Penso di sì".
Il verduriere tenta di intromettersi: "Signore care, come posso servirvi?"
"A cà tut bén?", alla Maria, la spesa non interessa più, o forse se l'è scordata proprio.
"Sì, sì, grazie. Lei come sta?"
"Madamin, cosa dite, vi servo il caffettino?" ritenta lui, avvolto in quel suo grembiulino verde, liso.
"Ansumma, fra l'caud e il tébbe... fuori dal letto non mi lamento. Salutami i tuoi. L'à fame tant piasì truéte”. "Certo, Maria. Grazie. Arrivederla".
Altri due passi e sento: "Cià, g i o v a n o t t o, fa nén tant al fol e dàmme due chillo ad tumatiche nén trop marue".
Il “ragazzino” insolente riprende il servizio senza dare seguito al commento.
Mi avvio a pagare, dalla Vanda, quando mi sfreccia accanto un altro giovane visibilmente agitato: “Fede, mi fai il solito panino? che sono di corsa. Già ieri il capo mi ha fatto il culo perché ero in ritardo”.
Succede così; per conoscere l'anima di un paese basta entrare in un piccolo negozio.
testo e fotografie di Anna Arietti
riproduzione riservata
Alcune parti del testo sono scritte in piemontese, una delle lingue minoritarie parlate in Piemonte, regione del Nord Italia. Le stime indicano che sia ancora utilizzata da tre milioni di persone. Il piemontese è censito dall'Unesco nell'Atlante mondiale delle lingue in pericolo come meritevole di tutela. Quanto basta, a mio giudizio, per considerarlo patrimonio culturale. Per completezza di informazione, le altre minoranze linguistiche storiche piemontesi sono l'occitano, il franco provenzale, il walser e il francese.
A seguire, si può leggere la versione interamente italiana
"Francesca, non hai del merluzzo?"
"Aspetta che guardo (...) no, devi passare verso mezzogiorno".
"Oh, ma è troppo tardi. Lo mangio un'altra volta. Ciao Francesca".
"Ciao Mario".
Mi allontano di tre passi con un sorriso sulle labbra che non se ne vuole andare, per via di quel piatto di pesce che ben avrebbe accompagnato la polenta e, mentre mi avvicino alla frutta, sento un "Oooh, come stai? Quanto tempo...” al quale segue "Non stavo tanto bene...". Poi sfiorando una cassetta di mele, chi trovo? La Maria!
"Buongiorno", dico. "Buongiorno – risponde lei, ma mi guarda seria -. Ti conosco? Sei la nipote del Sergio?"
"No, sono la nipote del Guido".
"Ah, sì, mi ricordo. La memoria fa brutti scherzi. Avrai l'età del mio Alessandro, neh?”
"Penso di sì".
Il verduriere tenta di intromettersi: "Signore care, come posso servirvi?"
"A casa tutto bene?", alla Maria, la spesa non interessa più, o forse se l'è scordata proprio.
"Sì, sì, grazie. Lei come sta?"
"Signore, cosa dite, vi servo il caffettino?" ritenta lui, avvolto in quel suo grembiulino verde, liso.
"Insomma, fra il caldo e il tiepido... fuori dal letto non mi lamento. Salutami i tuoi. Mi ha fatto tanto piacere trovarti”. "Certo, Maria. Grazie. Arrivederla".
Altri due passi e sento: "Dunque, g i o v a n o t t o, non fare tanto lo stupido e dammi due chili di pomodori non troppo maturi".
Il “ragazzino” insolente riprende il servizio senza dare seguito al commento.
Mi avvio a pagare, dalla Vanda, quando mi sfreccia accanto un altro giovane visibilmente agitato: “Fede, mi fai il solito panino? che sono di corsa. Già ieri il capo mi ha fatto il culo perché ero in ritardo”.
Succede così; per conoscere l'anima di un paese basta entrare in un piccolo negozio.
testo e fotografie di Anna Arietti
riproduzione riservata
Confesso che quel 'tébbe' l'ho imparato leggendo la versione in italiano ... Grazie per questo quadretto di paese e per valorizzare il dialetto.
RispondiEliminaE' vero, non esiste una normativa ufficiale, ma sono ugualmente fra coloro che considerano il piemontese una lingua, non un dialetto. Non possiedo sufficienti competenze per potermi esprimere, ma gli esperti, con cui mi sono confrontata, hanno saputo convincermi.
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