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sabato 9 aprile 2016

È tutto vero

"Corinna vieni a vedere! Guarda come sfumano i colori! E i rami! sono bianchi, bianchissimi!".

"Sì sì, vedo, Giacomo. E' vero, che meraviglia! - risposi, avvicinandomi alla finestra -. L'orizzonte si confonde con il colore plumbeo del cielo" - aggiunsi ancora, poi il telefono squillò. Mentre lui alzava la cornetta, io notai sulla sua scrivania un libricino, aperto circa a metà. La telefonata però fu troppo breve e non ebbi il tempo di collegare l'immagine al pensiero.

"Non avere premura - mi rassicurò -, accomodati. Vuoi un tè?".
Accettai volentieri entrambe le proposte; sentivo che quello sarebbe stato un giorno diverso.

Lo spazio aveva assunto una dimensione vaporosa, come se davanti agli occhi avessi un vetro appannato. Tutto si era impreziosito; percepivo emozioni da antica cartolina. 


Anche Giacomo si sedette e accostò a sé il libro."Cosa pensi di quanto sta avvenendo?" chiese, fissandomi dritto negli occhi, come se volesse leggermi nel pensiero.

"Rifletti troppo sull'andamento della vita, vivila e basta - risposi, mentre cresceva dentro di me la curiosità di conoscere... quel libro -. Comunque, se vuoi proprio sapere cosa penso: dobbiamo persistere e investire ancora di più nei sogni".

A quel punto, non so se furono le parole che pronunciai, ma gli occhi di Giacomo iniziarono a brillare. Tentai allora di spezzare l'imbarazzo dicendo qualcosa che neppure ricordo, ma rimase in silenzio, come sprofondato in un incantesimo.

"E' da tempo che rifletto sulla possibilità di scrivere il libro; sì, il libro - sbottò nuovamente -. Voglio raccontare la storia del nostro territorio - e il tono della voce si fece confidenziale -. Voglio scrivere qualcosa di facile comprensione che trasmetta l'entusiasmo che stiamo vivendo. Voglio un racconto che attragga per molto le generazioni. La nostra esperienza può farsi esempio, ben inteso, senza scordare le tradizioni e il nostro passato, che hanno forgiato ciò che siamo. Ti piace l'idea?".

Il telefono squillò di nuovo. Questa volta Giacomo liquidò la telefonata ancora più velocemente della prima. Era chiaro che la conversazione non ammetteva distrazioni.
"Il lavoro è sempre stato all'apice dei miei interessi – aggiunse, senza darmi il tempo di rispondere alla sua domanda -, ma adesso sento che qualcosa sta cambiando. In questo piccolo libro – e me lo indicò, tenendolo fra le mani - ci sono tanti appunti e tu, ne sono certo, sapresti farne un buon uso".

Lo ascoltai, sinché un pensiero, più insistente di altri, mi costrinse a dire: "Giacomo, è una riflessione meravigliosa, ma spiegami meglio...".

Ancora una volta la conversazione venne interrotta e la cosa mi innervosì.Nella stanza entrò Marietta, nota per la sua abilità come rammendatrice: "E' sorto un problema su cento pezze - disse la donna con inconsueta impertinenza -. Milleduecento metri di stoffa da arfé*. Ci sono troppi nodi nel filo. L'è na partia fallà**. L'hanno roccata troppe volte. Sempre così capita quando siamo in ritardo! E adesso cosa facciamo? Giriamo i nodi al rovescio o li eliminiamo dopo averli slegati? Tanto è sempre un lavoraccio che ci farà perdere del tempo. Andremo fuori data".
"Sì, lo so – disse Giacomo -. Non c'è tempo. La consegna va rispettata. Grazie, Marietta, vengo subito in reparto e vediamo cosa si può fare".
Giacomo mi lanciò un'occhiataccia e sospirando, concluse: "Porta pazienza. Ci sentiamo più tardi".


Sola e smarrita per quell'allusione
che mi riguardava, mi caddero ancora gli occhi sui fiocchi di neve che oltre il vetro continuavano a scendere. Nell'istante in cui li vedevo unirsi agli altri depositati sul terreno, notai l'affinità con la nostra opera: ci davamo da fare collaborando per davvero e, come la neve imbastiva il suo bel manto bianco, anche noi stavamo tessendo un nuovo abito per la nostra terra. Finalmente era tutto vero.

Anna
(testo e immagini)

Il Biellese vanta la nomea di culla dell'industria laniera, però vive una situazione depressa non soltanto legata al contesto economico globale, ma anche emotivo. Che il racconto sia di buon auspicio.


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Traduzione dal piemontese: * da rifare  -  ** e' una partita fallata