"Mamma, basta. Sei brutta quando fai così", dice la figlia.
La Elda non fa che piangere. I suoi occhi gonfi di lacrime non vedono, ... non sentono. Eppure sono tante le magliette di un bel blu vivace che le danzano attorno, mentre a pochi passi i disegni colorati dei bambini fanno bella mostra di sé, nella piccola casa di riposo di Biella.
Il movimento è coinvolgente, ma non per lei che, seduta sulla pesante sedia a rotelle, sembra appartenere a un altro mondo, fatto forse di ricordi, all'apparenza beati.
La scena è fredda e terribilmente silenziosa, in contrasto con l'evidenza. Merita attenzione, ma le persone, in fondo, prestano amore solo ai propri desideri. Si consumano istanti interminabili, finché tutto, come sempre, si esaurisce.
La mano bianca di Elda inizia lentamente a ondeggiare; nel sangue le sopravvivono i ritmi latini di un tempo mai trascorso. Le pieghe stanche del suo viso si rilassano. Due ragazze lì vicino intrattengono con le maracas. Una di loro finalmente la nota. Con dolcezza infinita la avvicina, tendendole lo strumento. Elda si fa coraggiosa, lo afferra e lo scuote.
Nell'aria si diffondono vibrazioni frizzanti e ben scandite.
L'ultima lacrima, quasi in imbarazzo, fugge dal suo viso, fino a sparire sotto la guancia. Gli occhi si riaccendono e sulle labbra affiora il sorriso.
testo e fotografia di Anna Arietti
testo e fotografia di Anna Arietti
riproduzione riservata
(nomi e luoghi non necessariamente corrispondono alla realtà)
(nomi e luoghi non necessariamente corrispondono alla realtà)
La Elda...mi commuove ogni volta che leggo !
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