All’edizione di novembre l’autunno si sente ma non è una questione di colori. Non sono il cielo plumbeo e l’aria frizzante. C’è qualcosa di più.
Accanto ai banchi, davanti alla postazione della Condotta di Slow Food Biella, attendono alcune persone, sono intente ad accaparrarsi una porzione di risotto, che è un’idea di successo ancora prima di essere un piatto. Accostare i prodotti della filiera locale alla manifestazione piace. Coinvolge i produttori che ci mettono le materie prime e la ristorazione che li porta in tavola. E piace al pubblico che è disposto a mettersi in coda. Roberto e Gilberto, referenti dell’Associazione, dispongono nei piatti. Il “Profumo d’autunno”, che è anche il nome della ricetta, arriva al naso. L’idea ovviamente piace anche alla mitica Bianca, grande memoria della cucina locale, che ha ideato la preparazione.
La giornata è promossa in collaborazione con l’Associazione turistica Pro loco e il Comune, rappresentato da Valeria che saltella qua e là affinché tutto proceda per il meglio e nel mentre snocciola verità, come l’estrema necessità di “fare rete, di collaborare, come si usa in Francia e in Germania, dove con poco fanno tanto”.
La passeggiata fra le rue, le vie, porta a conoscere i protagonisti della giornata, i produttori di mele, cereali e farine macinate a pietra, confetture e composte, miele, nocciole, salumi, formaggi da latte vaccino e caprino, frutta, verdura e zafferano. Ci sono anche diverse proposte artistiche, queste ultime esposizioni permanenti.
Passiamo accanto a profumi speziati di birra e “pum brulé”, mentre inizia la preparazione delle frittelle di mele. L’olio caldo sfrigola, si sente da lontano e lo apprezziamo, come pure quell’andirivieni placido di persone. Un’atmosfera che concede respiro, permette di apprezzare meglio. Non c’è la calca che ci aspettavamo. È un successo discreto che qualcuno definirebbe di nicchia; noi lo consideriamo di qualità. È un fare cultura al rovescio, dove spetta all’ospite ribadire il valore della giornata. E allora capita di sentire dire: “Quella composta mi ricorda l’infanzia”.
Terminata la distribuzione del risotto, “che se ce ne fosse stato ancora sarebbe andato a ruba”, iniziano le conferenze. Il primo relatore è ancora lei, Bianca, che si aggira per le rue già da troppo e di freddo dice di averne preso abbastanza, “dès sperumma ca boggio”, adesso speriamo che si muovano. Nel suo intervento propone ricette in cui “le mele incontrano gli ortaggi di stagione seguendo la tradizione”. Alla fine della sua relazione, Bianca incoraggia: “C’è tanta gente che ha voglia di lavorare e lo sa fare bene, quindi impariamo ad usare i prodotti biellesi”. Il risicoltore Roberto, dopo l’imbarazzo iniziale, si fa portavoce del primo e unico riso Dop italiano, il riso di Baraggia Biellese e Vercellese. Dimostra profonda conoscenza del prodotto ed una quantità infinita di passione. Chiudono il ciclo di conferenze Enrico, esperto di mele che ad ascoltarlo rimangono in pochi ma partecipi, e Chiara, proprietaria di un frutteto, che invita a degustare una chutney di mela che “si sposa elegantemente con i formaggi stagionati, quale potrebbe essere il maccagno, altra tipicità del territorio”.
Lasciando il Ricetto, incontriamo i produttori che stanno sbaraccando. È ormai buio. Nel gioco di luci e ombre, scorgiamo strette di mano, percepiamo soddisfazione che potrà portare soltanto crescita.
Anna Arietti
(testo e immagini)
(testo e immagini)
pubblicato su Cartabiancamedia il 14 novembre 2017
pubblicato su Vivere Sostenibile – edizione dicembre 2017 /gennaio 2018
pubblicato su Vivere Sostenibile – edizione dicembre 2017 /gennaio 2018
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